Tentato golpe in Brasile Arrestati 1.500 rivoltosi Bolsonaro sotto accusa, viene ricoverato in Florida

L’ex presidente (in ospedale per dolori addominali) sospettato di aver ispirato l’assalto. Ma il governo carioca potrebbe chiederne l’estradizione: il Congresso valuta di indagarlo

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di Riccardo Jannello

Jair Bolsonaro è ricoverato in un ospedale di Orlando per forti dolori addominali. Bolsonaro, in autoesilio in Florida, fu vittima nella campagna elettorale 2018 dell’attentato di un simpatizzante di Lula che lo accoltellò al ventre. Da allora altre due volte ha dovuto ricorrere a chirurgie d’urgenza per rimuovere un blocco intestinale. I medici americani stanno svolgendo analisi per capire se anche in questo caso si tratta di una occlusione gastrica. Bolsonaro ha affittato la villa nei pressi di Disneyworld un mese prima del 30 dicembre, mentre i suoi seguaci assediavano le caserme chiedendo a gran voce un "intervento liberatorio" che impedisce a "Lula il ladrone" di insediarsi. L’ex presidente brasiliano – che nei giorni scorsi ha mostrato di godersi la dolce vita Usa tra selfie e aperitivi, ospitato a casa di un ex campione brasiliano di arti marziali – ha atteso ore prima di una breve, blanda, dichiarazione: "Le manifestazioni pacifiche, nelle forme di legge, fanno parte della democrazia. Tuttavia, i saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come avvenuti ieri, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sfuggono alla regola".

Sui social molto più spazio a ciò che ha realizzato nei suoi quattro anni sfidando "il capo di Stato abusivo" che l’ha sostituito a fare meglio. La risposta politica è venuta da un documento congiunto che ha avuto Lula come prima firma: "I poteri della Repubblica, difensori della democrazia e della Carta Costituzionale, respingono gli atti terroristici, vandalici, criminali e golpisti. Siamo uniti affinché vengano prese misure istituzionali, secondo i termini della legge brasiliana. Chiediamo alla società di mantenere la serenità, in difesa della pace e della democrazia nella nostra patria". Intanto a Brasilia sono stati smobilitati gli accampamenti dei bolsonaristi, portati via a bordo di autobus scortati dalla polizia federale che ha preso il comando delle operazioni insieme alle forze armate dopo che gli agenti locali si sono mostrati teneri e impreparati nell’invasione del quartiere governativo. Dai finestrini hanno continuato a sventolare le bandiere col motto "Ordem e Progresso". La maggioranza dei manifestanti era vestita con la maglietta della Seleçao di calcio. Tra loro anche il nipote di Bolsonaro, Leonardo Rodrigues de Jesus, riconosciuto dai video. I dimostranti arrestati sono almeno 1.500. "Saranno puniti" ha ripetuto Lula. Fra gli altri reati potrebbero rispondere di crimine contro lo Stato di diritto e insurrezione. Diverso il coinvolgimento dei politici. Bolsonaro – precisano fonti del Supremo – potrebbe venire giudicato solo se si dimostrasse che l’assalto è dovuto a sue pressioni sui manifestanti, mentre funzionari di polizia e politici che non hanno impedito lo svolgersi dei fatti potranno rispondere di omissione e prevaricazione e scontare fino a un anno di carcere. L’Alta Corte brasiliana ha sospeso il governatore del distretto federale, Ibaneis Rocha, per le numerose falle nella sicurezza. "Avevamo raggiunto un accordo con i manifestanti che non ci sarebbero stati danni – ha dichiarato un funzionario statale, Fernando de Sousa Oliveira – e che la polizia li avrebbe accompagnati in quella che doveva essere una passeggiata fra i ministeri. Ma la situazione ci è scappata di mano". La polizia militare del distretto federale si è limitata a scattare foto. Sarà formata una commissione parlamentare che indagherà sui fatti. "Bolsonaro potrà essere convocato, deve venire a rispondere dei crimini che ha commesso. Poi sarà indagato", ha detto l’ex presidente del Santo, Renan Calheiros.

Se a Brasilia piano piano sta tornando la calma, ancora qualche preoccupazione c’è nel resto del Paese: sono in corso manifestazioni davanti a cinque raffinerie di petrolio e in quattro Stati sono avvenuti nuovi blocchi stradali dei camionisti filo Bolsonaro. Facebook e Instagram hanno deciso di rimuovere i contenuti di sostegno o elogio di ciò che è avvenuto domenica a Brasilia. E fa ancora scalpore la presenza fra i dimostranti di molti pastori evangelici seguaci del leader di destra. Il più estremista è Silas Lima Malafaia, a capo della Assemblea della Vittoria in Dio: "Si è trattato solo di una manifestazione di popolo. La sinistra può riempire le piazze gli altri no? Questa è una vergogna".