Venerdì 19 Aprile 2024

Tensione a scuola La violenza non ha un colore solo "Ma sono fatti isolati"

Dall’aggressione di sinistra a Bologna al raid di destra a Firenze. Cacciari e Ricolfi: "Niente di paragonabile agli anni Settanta"

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di Antonio

Del Prete

"Stiamo vivendo un Sessantotto in dosi omeopatiche". La sintesi del sociologo Luca Ricolfi è fulminante. Lo striscione con Meloni e Valditara a testa in giù, le aggressioni squadriste di tonalità contrastanti perpetrate a Firenze e Bologna, evocano di certo ricordi in bianco e nero, note metalliche di sangue e di piombo. Sono episodi gravi e inquietanti, ma isolati. Alla voce violenza politica a scuola non esistono dati, né studi svolti dal Viminale. E non è un caso.

VIOLENZA POLITICA

"Ad ogni modo, negli ultimi anni assistiamo a una radicalizzazione dell’universo giovanile", spiega Federico Tomasello, politologo dell’Università del capoluogo toscano che si è spesso occupato della questione. "Si tratta di settori scollati dalla rappresentanza – spiega –, sempre più attratti da nazionalismo, ecologismo radicale e anarchismo". Calamite che polarizzano, idee che dividono tra bene e male, dentro e fuori. È così che a Firenze, il 18 febbraio scorso, la lite per un volantino innesca una spedizione punitiva: due studenti di sinistra vengono presi a calci e pugni da sei giovani vicini ad Azione studentesca, movimento giovanile di destra.

Le parti si invertono a Bologna, dove il 19 maggio 2022 volano cazzotti in via Zamboni, cuore studentesco della città. A menar le mani una ventina di giovani appartenenti a collettivi e centri sociali; vittime dieci membri di Azione Universitaria, formazione interna a Fratelli d’Italia. A Milano la violenza è soltanto un’idea. Nei giorni scorsi, infatti, davanti al liceo Carducci appare uno striscione contro il governo affiancato dai volti capovolti di Giorgia Meloni e del ministro dell’istruzione, Giuseppe Valditara. La citazione, inequivocabile, scomoda piazzale Loreto, e non è la prima volta.

IL FANTASMA

DEGLI ANNI DI PIOMBO

Un ritorno al passato? "Parliamo di episodi certamente deprecabili, che non hanno neppure la più remota somiglianza con quanto avvenne cinquant’anni fa", risponde il filosofo Massimo Cacciari. Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, parla di "normale dialettica che a volte degenera". "I protagonisti – prosegue – sono membri di gruppi minoritari e marginali, se consideriamo i tre milioni di studenti che frequentano le scuole superiori italiane". Insomma, niente a che vedere con le decine di sigle e le masse in movimento del post ‘68. "Abbiamo conosciuto fenomeni di tutt’altra intensità – conferma il professor Tomasello –, ma il caso di Firenze è significativo". Perché? "Di quanto accaduto davanti al liceo Michelangiolo preoccupano i soggetti, che sono vicini a un’area del governo e si rifanno a una storia in cui la violenza era un programma politico".

IL PERICOLO È A DESTRA?

Teoria e pratica, la questione è complessa. Marcello De Angelis, già deputato del Popolo della Libertà, tra i protagonisti della destra giovanile nella stagione più calda, la spiega in questi termini a Giovanni Minoli: "Eravamo in inferiorità numerica rispetto ai giovani di sinistra e ci sentivamo accerchiati". Tomasello va oltre: "Nell’area neo o post fascista c’è una maggiore attitudine a rivendicare l’uso della forza. A parole, perché nei fatti è stata la sinistra a praticarla più spesso per una questione di numeri; era maggioritaria tra i giovani di quegli anni". E oggi? "Le vicende deprecabili si possono ascrivere in egual misura a una parte e all’altra", dice il capo dei presidi italiani.

RADICALIZZAZIONE

Anche perché i rapporti di forza sono cambiati. "Nell’ultimo decennio – spiega Tomasello – registriamo una crescita esponenziale della destra radicale nelle scuole con CasaPound, Blocco Studentesco ma anche Forza Nuova". Nazionalismo e sovranismo fanno presa, ma l’estremismo politico non è altro che una piccola fetta di una torta sempre più grande. "L’aggressività giovanile trova sfogo nelle curve degli stadi, e soprattutto nella sfera digitale", rammenta il docente dell’Università di Firenze. "I rari scontri tra gruppi politici in ambito scolastico sono circoscritti alle grandi città metropolitane", conferma Giannelli.

IL FATTORE GOVERNO

"La tensione si è alzata in alcune realtà locali – sostiene Luca Ricolfi –, ma è in atto il tentativo di creare un clima di contrapposizione perché a livello politico mancano argomenti più robusti". "Viene più facile agitare il tema dell’antifascismo contro un governo di centrodestra, è una vecchia storia, una reazione pavloviana", dice il sociologo, che fa un passo in più: "Probabilmente la vittoria elettorale ha galvanizzato certe aree della destra, che hanno rialzato la testa nel modo peggiore". Anche Cacciari individua nell’ascesa di Fratelli d’Italia "un’accentuazione della contrapposizione ideologica, ma le emergenze sono altre".