Venerdì 19 Aprile 2024

Tempi maturi per l’elezione diretta

Pierfrancesco

De Robertis

Non è però solo per un fattore "estetico", coloristico, che l’elezione diretta appare la soluzione inevitabile. In fondo il colore c’è sempre stato, e quando tra uno, due o tre giorni qualcuno verrà scelto, di quanto accaduto a Montecitorio ci scorderemo presto. Il punto è sostanziale, politico. I poteri reali del presidente della repubblica in Italia si sono infatti notevolmente estesi negli ultimi vent’anni, da quando i partiti sono entrati in crisi: perché continuare a lasciare la scelta del Capo dello Stato a un sistema che ha ormai fatto il suo tempo, logoro, e non invece affidarlo a chi, come spiega la Costituzione, è la fonte primaria della legittimità democratica? Chi è causa del male non può esserne la cura.

Il problema è che in una parte della classe politica italiana - a sinistra - solo la parola presidenzialismo ha sempre suscitato l’orticaria. L’ossessione dell’idea dell’"uomo solo al comando", i supposti pericoli di plebiscitarismo e tutto quell’armamentario lì. Lasciti del passato, che se appunto in passato potevano anche avere una giustificazione adesso appaiono più che superati. Tra tre mesi i cugini francesi andranno a votare per scegliere il successore di Macron. Qualcuno può sostenere con un sufficiente grado di onestà intellettuale che in Francia ci sono o ci sono stati pericoli plebiscitari? Per restare al modello francese, di situazione "semi-presidenziale di fatto", riferendosi all’Italia, si parla da tempo, e con la sua consueta concretezza nordica Giancarlo Giorgetti era arrivato a preconizzarla e ad augurarsela, ritagliandola a misura sulla figura di Mario Draghi. Con una differenza rispetto alla Francia: da loro il presidente è eletto, da noi scelto nel chiuso delle stanze dei partiti, per baratti a volte non del tutto confessabili. Di fronte ai quali c’è solo da augurarsi che l’elezione di oggi, chiunque vincerà, sia l’ultima con questo sistema.