Martedì 23 Aprile 2024

Elezioni, telenovela nel centrosinistra. La via d'uscita di Letta: accordi separati

Polemiche roventi tra i partiti che cercano di unirsi per battere la destra. Calenda irremovibile: "Il patto non si tocca". Ma Fratoianni lo attacca. Intesa raggiunta solo con i Verdi. E ora il Pd pensa a un doppio binario

È stata una altra giornata sul filo del tafazzismo, nella quale l’intesa ("accordo tecnico elettorale, non alleanza politica, mi raccomando", dicono tutti) che ruota attorno al Pd è stata sul punto di scoppiare definitivamente tra il debordare di Calenda sui social, gli appelli che venivano dai big Pd e le piccate risposte di Sinistra italiana e Verdi alla picconate del leader di Azione. Ma ancora non è detto, anzi. Letta lavora al suo piano: accordi separati con Azione+Europa e Si-Verdi per il maggioritario, e poi mani libere. Un vero, limitato accordo tecnico elettorale. È l’ultima chance.

Voto 25 settembre, SI: possibile l'accordo con il Pd ma lavorare per estenderlo al M5S

Il segretario del Pd, Enrico Letta (55 anni), e il leader di Azione, Carlo Calenda (49)
Il segretario del Pd, Enrico Letta (55 anni), e il leader di Azione, Carlo Calenda (49)

Ieri Letta ha sentito Bonelli, che dà il via libera al patto col Pd, e Fratoianni, che poi ha rivisto in serata dopo un incontro con Calenda e Della Vedova. "Noi – hanno fatto sapere fonti Pd – continuiamo a lavorare per una coalizione più larga e plurale. Vogliamo confermare l’accordo con Azione e +Europa. L’intenzione è chiudere entro domani (oggi,ndr). Il tempo sta scadendo". Da Europa Verde Letta ha già avuto il via libera con una nota della direzione nazionale nella quale si afferma che "l’unica alleanza che possa contrastare efficacemente la destra estrema è quella di un fronte democratico a partire dal Pd. Per questo non riteniamo percorribile un’alleanza con il M5s". Sinistra italiana sembrava orientata ad una consultazione online con i suoi iscritti, ma potrebbe optare per una decisione della direzione nazionale, che si attende favorevole. All’alleanza sinistraverdi andrebbe il 15-20% delle candidature all’uninominale, il restante 70% sarebbe spartito tra Pd (70% del restante) e Azione+Europa. A quel punto, la patata bollente sarebbe nelle mani di Calenda: accettare i due binari paralleli o rompere e andare da solo (o meglio con Renzi, che si dice disponibile).

Calenda ieri per molte ore è stato molto attivo. "Del patto con il Pd non si può modificare nemmeno l’intestazione" ha detto a Radio 24. "Tutti i giorni leggo dichiarazioni di Fratoianni e Bonelli che dicono no a tutto. Se la loro posizione è completamente opposta all’accordo con il Pd, il Pd dovrà decidere se mantenere l’accordo con noi, stravolgerlo o buttare dentro tutto e il suo contrario. Ma avrebbe un problema con noi".

"Agenda Draghi? Non esiste. Lo ha detto Draghi stesso. Povero Calenda – gli replica su Twitter il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, – deve correre in cartoleria a comprarsene un’altra".

Il Pd ha tentato di calmare i bollenti spiriti. "Carlo e Fratoianni, fermatevi! – si appella Dario Franceschini – evitare che l’Italia finisca in mano a una destra sovranista e incapace. Occorre rispettarci a vicenda e accettare le nostre diversità". Ma parlava al muro. "Dario, il terzismo alla volemose bene con noi non funziona – replica Calenda –. Avete firmato un patto. Dall’altro lato c’è una dichiarazione al minuto contro tutto questo. Chiarite. Punto". Letta, dopo una sonora arrabbiatura e quattro telefonate molto franche, ha lanciato l’ultima mediazione. Oggi o mai più, vada dove deve andare.

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