Giovedì 25 Aprile 2024

Le mani dei clan sull’autostrada: Teem sotto la lente dell’antimafia

Expo: delle 68 interdittive emesse dalla Prefettura di Milano, una ventina riguarda la tangenziale in costruzione di Luca Zorloni

 Manovali lavorano alla costruzione dell’opera che sarà inaugurata alla fine di maggio (Newpress)

Manovali lavorano alla costruzione dell’opera che sarà inaugurata alla fine di maggio (Newpress)

Milano, 9 gennaio 2015 - Trentadue chilometri di autostrada, due miliardi e 200 milioni di euro di investimenti: la Tangenziale est esterna di Milano è un’opera troppo golosa per non stuzzicare gli appetiti della ’ndrangheta. Così è stato: i clan hanno tentato tutte le strade pur di entrare nel cantiere che da Melegnano arriva ad Agrate Brianza. Il business non è più solo il movimento terra, i boss hanno diversificato il portafoglio, dal noleggio mezzi ai servizi di affiancamento alle imprese che vincevano gli appalti. Ma le trappole sono scattate: delle 68 interdittive antimafia firmate dal prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, una ventina ha colpito aziende sospette, impegnate nei cantieri della Tangenziale est esterna (Teem). «Esiste un caso Teem, chiediamo un approfondimento», scandisce Antonio Lareno, responsabile Expo di Cgil Milano.

In due anni e mezzo, da quel giugno 2012 in cui le ruspe hanno acceso i motori per costruire una delle strade ritenute «strategiche» per l’Expo del 2015, Teem ha cumulato il maggior numero di provvedimenti dalla Prefettura meneghina, che a sua volta, tra quelle del nord Italia, risulta di gran lunga la più attiva. Parola di Raffaele Cantone, il magistrato a capo dell’Autorità nazionale anticorruzione. Per fare un paragone, le interdittive antimafia emesse su appalti direttamente gestiti da Expo 2015 spa, la società che organizza il grande evento, sono 4-5, contro le 26 di Teem. E se si considera il numero di aziende, 48 in tutto, le 21 bloccate sulla tangenziale sono il 43% del totale. «Questo è il segno che i controlli funzionano – rispondono da Teem –, 18 misure sono arrivate prima che le aziende entrassero nei cantieri. E precisiamo che i provvedimenti del prefetto hanno colpito una ventina di imprese sulle 3.500 che lavorano all’infrastruttura».

Tuttavia anche la più piccola macchia può determinare la cacciata dell’azienda. Un subappalto affidato all’azienda «sbagliata» e Padana Strade, una delle più importanti imprese edili di Lodi, ha dovuto fare le valigie, con un tracollo dei conti che ha portato al licenziamento degli operai. Solo la Edilscavi era riuscita a passare l’esame, con un semplice valzer di poltrone: fuori il boss, Giuseppe Galati, dentro il cognato. La Procura smaschera il trucco. E alla modenese Grandedil, che a Edilscavi aveva girato lavori per 40 milioni di euro, tocca levare le tende da Teem. Per Battista Villa, segretario lombardo di Filca Cisl (la sigla degli edili), l’attacco è anche effetto «di un decentramento delle fasi operative da parte delle imprese storiche lombarde ad altre piccole società, in quella che si chiama integrazione verticale. E molte di queste aziende sono create ad hoc per infiltrarsi».

I lavori sono al giro di boa, sul calendario la data segnata in rosso è il 31 maggio di quest’anno, quando è prevista l’inaugurazione dell’intera tratta. Ma i sindacati invitano a non abbassare la guardia. «I dati osservati evidenziano che circa il 60% delle aziende colpite da interdittiva lavorava su opere della Concessioni autostradali lombarde spa e ciò chiama in causa l’attore principale di questa società, Regione Lombardia», incalza Lareno. E poi c’è il costo sociale degli operai che, oltre ai cancelli chiusi del cantiere, si vedono sbattere la porta in faccia dall’azienda. «Da anni chiediamo che, quando un appalto viene riassegnato per malavita o corruzione, sia prevista la conservazione del posto per i lavoratori», aggiunge Stefano Franzoni, responsabile Expo di Uil Milano.

Nel frattempo la Prefettura ha costituito la cabina di regia dei protocolli di legalità: una squadra composta da istituzioni, aziende e sindacati, che supervisioni l’avanzamento delle grandi opere pubbliche e, attraverso il «tavolo manodopera», vigili su tentativi di infiltrazione per mezzo della gestione dei lavoratori e la ricollocazione di chi perde il posto per effetto delle interdittive. I sindacati avevano chiesto a Tronca una riunione urgente prima di Natale, ma il prefetto ha dovuto rimandare: enti e aziende non hanno ancora scelto i propri ambasciatori.

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