"Teatri e cinema sicuri, siamo pronti a riaprire. Franceschini dica la data"

L'imprenditrice degli spettacoli dal vivo

Valeria Arzenton

Valeria Arzenton

"Né polemiche, né piagnistei: siamo in difficoltà, la situazione è drammatica ma guardiamo avanti e come abbiamo sempre detto crediamo nel sole anche quando piove". Valeria Arzenton, imprenditrice, che con la sua Zed live gestisce diverse strutture per spettacoli dal vivo tra Lombardia e Veneto, è da un anno ferma, come tutto il comparto, a causa della pandemia.

Oggi ‘festeggiate’ un anno di lockdown…

"Abbiamo un triste primato: aver iniziato per primi il lockdown e non esserne mai usciti, senza aver mai avuto una finestra, né d’estate né ‘a pranzo’. Abbiamo dovuto chiudere le attività in corso d’opera, a Brescia, il 23 febbraio di un anno fa: già la sera prima c’era qualcosa di strano, il giorno dopo abbiamo ricevuto l’ordinanza di immediata interruzione di attività e gli spettacoli sono stati sospesi ora per ora, quando tutto l’allestimento era fatto e le compagnie già in teatro. Domani (oggi, ndr) metteremo sul palcoscenico del Gran Teatro a Padova una grande torta con una candelina e speriamo che sia il primo e l’unico compleanno di questo genere. L’immagine di quello che sono stati questi mesi è il calendario sul tavolo del responsabile della promozione: è tuttora fermo al marzo 2020".

A quanto ammontano le perdite?

"I teatri privati non vivono con fondi pubblici e in un anno i fatturati si sono azzerati al 97%, con tutte le conseguenze sull’occupazione: non abbiamo smesso di lavorare per mancanza di capacità professionali ma per la pandemia. Ora non dobbiamo fallire, c’è bisogno di un intervento ristorativo non solo per ciò che abbiamo perso ma anche per ripartire, per investire in comunicazione, per ricostruire la fiducia".

Il ministro Franceschini ha detto che è l’ora di riaprire.

"Mi aspettavo le sue parole, abbiamo capito che teatri e cinema non sono posti pericolosi e aggiungo che noi abbiamo già capacità di gestione logistica, siamo predisposti a gestire i flussi di pubblico, sul biglietto c’è già l’anagrafica dello spettatore. Con il protocollo del teatro Covid free arriviamo alla smaterializzazione del biglietto con un code che si può mostrare sul telefono o anche indossare come un tatuaggio. Tutto contact less".

Cosa serve per ripartire?

"Siamo da tempo pronti a ripartire, ma ci aspettiamo che il ministro Franceschini ci dia, non appena possibile, una data certa, un orizzonte per rimetterci in moto. Inoltre come strutture del privato viviamo con i biglietti e le realtà di una certa grandezza non possono autofinanziarsi con il 50% della capienza. Ci sono gli artisti, le maestranze, la Siae: fare un evento è costoso. Ci sono costi fissi e quindi bisogna pensare a un sostegno per non far morire un intero settore. Servono un grande investimento e una grande visione per riportare la fiducia. E noi ripartiremo con una attenzione alla parità di genere: come impresa faremo il 50% di ingaggi al femminile, niente sarà più come prima".

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