Targhe straniere in Italia, la stretta. Multe fino a 3.500 euro. Cosa c'è da sapere

Dal 21 marzo obbligo di registrazione. Unasca: "Sub-noleggio, un problema per le casse dello Stato"

Roma, 24 marzo 2022 - Targhe straniere in Italia e nuovo codice della strada, ecco le regole: dal 21 marzo è entrato in vigore il Reve, registro dei veicoli esteri. Dai tempi alle multe ai documenti che servono: ecco cosa c'è da sapere.

Il Pdf della circolare del Ministero Interno (fonte Asaps)

Sommario

Cosa cambia

Per un mese, per circolare è sufficiente avere a bordo un documento con data certa, che possa ricostruire titolo e durata della disponibilità del mezzo. Dopo trenta giorni, è invece obbligatorio iscrivere il veicolo nel Reve.

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Tre mesi o un anno

Gli stranieri in attesa di cittadinanza italiana hanno tre mesi di tempo per mettersi in regola, con la nuova immatricolazione del veicolo in Italia. Se non si chiede la residenza, si può circolare per un anno.

Auto e moto con targhe straniere: le nuove regole
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Multe

Per chi non si mette in regola, scattano multe salatissime. Il minino: 250 euro se si viaggia senza il documento con data certa; da 400 a 1.600 euro per chi non immatricola il veicolo nei tempi stabiliti; infine sanzioni fino a 3.558 euro per chi "circola con un veicolo per il quale non abbia effettuato la registrazione ivi prevista ovvero non abbia provveduto a comunicare le successive variazioni di disponibilità o il trasferimento di residenza o di sede".Gilberto Negretti, responsabile nazionalizzazioni dell’Unasca, l'associazione che rappresenta gli studi di consulenza automobilistici, fa un bilancio in chiaroscuro della novità che riscrive il codice della strada, aggiungendo l'articolo 93 bis (legge 238 del 23 dicembre 2021). 

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Auto fantasma 

"Prima - spiega Negretti - non c’era l’obbligo di registrazione nel nostro Paese. Quindi i veicoli targati all’estero erano invisibili, scontavano tutte le tassazioni all’estero. Percorrevano l'Italia da nord a sud senza poter essere individuati in caso di infrazione. Un rischio notevole per la circolazione stradale".

Un controllo dei vigili urbani
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Il sub-noleggio

Fin qui tutto bene. Ma poi Unasca si concentra su una parola, sub-utilizzo. Che se ne porta dietro altre due, flotte aziendali.  Proprio per questa categoria, è il ragionamento di Negretti, "potrebbe capitare, in base alle nuove regole, che grosse flotte di veicoli da adibire a noleggio non vengano più immatricolate in Italia ma all’estero, scontando tassazioni e imposizioni fiscali molto basse. Quindi noleggiate a società italiane che a loro volta le potrebbero passare a soggetti privati o imprese sul nostro territorio nazionale, senza versare nulla allo stato italiano".

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"Danni per le casse dello Stato"

"Quindi gli introiti delle immatricolazioni - ragiona il responsabile Unasca - andrebbero allo stato estero. Se si dovesse concretizzare questa possibilità, le immatricolazioni andrebbero a picco nel nostro paese, con danni economici rilevanti secondo noi non solo per gli operatori professionali ma anche per gli enti locali".

Ipt

Facendo i conti in tasca agli enti locali. "Le Province - è la previsione di Negretti - in questo caso non riscuoterebbero più l’imposta provinciale di trascrizione, che è quella preponderante quando si immatricola un veicolo. Quindi noi abbiamo grossa perplessità intorno al concetto di sub-utilizzo e ci aspettiamo qualche precisazione".

Bolli e superbolli auto

Poi c’è il problema del bollo. Sempre Negrini: "In caso di immatricolazione all'estero, verrebbe meno anche la tassa di possesso che oggi viene incassata dalle Regioni. Stessa cosa per i superbolli, "ai quali sono soggetti le auto che sviluppano più di 180 kilowatt". Quindi per Unasca potrebbe ipotizzarsi un secondo scenario: "Macchine di grossa cilindrata immatricolate in Italia a questo punto potrebbero essere radiate per esportazione, portate in uno stato membro, immatricolate in quello stato per poi ritornare in Italia, ad esempio sotto forma di noleggio o contratto di locazione". Per la cronaca: tutte le tasse all'estero "sono drasticamente più basse".

Esterovestizione

Il decreto Salvini nel 2018 entrato in vigore anche con lo scopo di contrastare questo fenomeno, ricorda Negretti, "voleva sostanzialmente impedire a soggetti residenti in Italia di circolare con veicoli immatricolati all’estero che sostanzialmente scontavano una tassazione fuori dal nostro Paese, a cominciare da assicurazioni a prezzi stracciati, ad esempio nell'Est Europa".

Targhe straniere, Europa e ricorso

Tornando all'origine della riforma: "Il decreto sicurezza è stato messo in discussione da una sentenza della Corte di giustizia Europea su ricorso presentato da un cittadino italiano sorpreso alla guida di un veicolo intestato alla moglie slovacca e multato". Ma l'Europa gli ha dato ragione, condannando l'Italia e facendo leva sulla libera circolazione di capitali all’interno dell’Unione stessa.

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