Venerdì 11 Luglio 2025
GIOVANNI DI CAPRIO E NICHOLAS MASETTI
Cronaca

Tangenziale di Bologna bloccata, 10mila metalmeccanici rischiano il carcere

La prima volta della norma anti blocchi stradali con il Dl sicurezza. Chiedono il rinnovo del contratto, la Questura: deviazione non autorizzata. I manifestanti saranno segnalati alla Procura. “Un doveroso adempimento”

Tangenziale di Bologna bloccata, 10mila metalmeccanici rischiano il carcere

Bologna, 21 giugno 2025 – Il blocco stradale, un reato introdotto dal governo con il decreto Sicurezza, ha colpito per la prima volta in Italia, a Bologna. Così 10mila operai metalmeccanici scesi in strada per chiedere il rinnovo del contratto collettivo e finiti poi a bloccare la tagenziale cittadina (foto) rischiano di essere denunciati (video). Dal 10 giugno infatti una legge ha reso penale ciò che fino a pochi giorni fa era illecito amministrativo.

Il corteo dei metalmeccanici: i cori, gli striscioni, le bandiere poi la scelta di deviare il percorso in tangenziale
Il corteo dei metalmeccanici: i cori, gli striscioni, le bandiere poi la scelta di deviare il percorso in tangenziale

La Questura di Bologna, “per doveroso adempimento”, segnalerà alla Procura che i manifestanti sono entrati in tangenziale senza autorizzazione, bloccando il traffico. Quanti? Difficile, se non impossibile, identificare con le riprese della polizia tutti i partecipanti al corteo, arrivati a Bologna da tutta la regione al grido di “senza contratto il Paese si blocca”. Una manifestazione autorizzata, con un percorso concordato con l’Autorità di pubblica sicurezza, ma che non prevedeva la tangenziale.

Alle 9 lavoratori e lavoratrici del settore metalmeccanico si radunano, compatti dietro gli striscioni. Sono centinaia le bandiere rosso, blu e verdi di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil. “Per il salario, per l’orario, per la sicurezza, contro la precarietà”, intonano, con le trattative che sono ferme da oltre un anno. Poi il via della catena umana.

Una volta in via Stalingrado, all’altezza dell’entrata 7 della tangenziale, direzione sud, l’idea di cambiare percorso. Inizia il dialogo con i funzionari delle forze dell’ordine. A quel punto arriva l’annuncio degli organizzatori: “Possiamo sfilare in tangenziale”. Ma a due condizioni: i manifestanti devono entrare e uscire dal tratto in 45 minuti e senza accendere fumogeni. Per poi aggiungere il dietrofront: “Siamo noi che entriamo in tangenziale, non loro che ci autorizzano”, continuano i sindacati. Sulle note di ‘Don’t stop me now’ dei Queen varcano l’ingresso della tangenziale. Tempo mezz’ora ed ecco l’uscita 8.

Ma in questo lasso di tempo, mentre gli agenti scortano il corteo, interviene la Questura con una nota: “I manifestanti, disattendendo le prescrizioni, hanno fatto ingresso in tangenziale, creando il blocco della circolazione stradale sul tratto interessato. I Reparti inquadrati della polizia, per scongiurare il verificarsi di ulteriori situazioni di pericolo, hanno evitato respingimenti con l’uso della forza. I dimostranti verranno denunciati penalmente”.

Una ’sorpresa’ per i sindacati che stavano ancora sfilando in giro per la città. Il corteo ha voluto “sfidare il decreto sicurezza”, commenta Simone Selmi, segretario bolognese della Fiom-Cgil. Secondo il segretario generale Uilm-Uil Bologna Stefano Lombardi “questo è l’effetto della miopia del decreto: una manifestazione pacifica che viene criminalizzata”. Toni più morbidi per Massimo Mazzeo, leader della Fim-Cisl di Bologna: “Tutte le parti si sono impegnate affinché nessuno facesse azioni in contrasto con la legge”. Primo Sacchetti, segretario organizzativo della Fiom Emilia-Romagna, che ha contrattato con i funzionari della Questura, tuona: “Se mi denunciano perché ho manifestato è una denuncia che prendo volentieri”.

Tra i presenti al corteo anche l’assessore al Lavoro dell’Emilia-Romagna Giovanni Paglia che però, al momento dell’ingresso in tangenziale, si è staccato: “Non credo che si arriverà alle denunce. Se si arrivasse alle denunce sarebbe un errore. Questa è una legge liberticida”.

Ora la parola, dopo la segnalazione della polizia, passerà alla Procura che dovrà decidere come procedere. Prima del decreto, in questi casi, venivano denunciati solo gli organizzatori.