Coronavirus, i tamponi accumulati, il picco: come leggere i dati

La crescita inaspettata, per chi studia i numeri, è dovuta a tamponi analizzati in ritardo I positivi reali in Italia sarebbero 800mila, circa dieci volte i contagiati ufficiali

Coronavirus, personale medico (Ansa)

Coronavirus, personale medico (Ansa)

Il dato più importante per valutare con una certa approssimazione l’ampiezza dell’epidemia è quello dei casi totali. È certo influenzato dal numero dei tamponi, ma è un termometro importante. Va valutato anche in termini di percentuali di crescita o di riduzione e quindi di curva che viene prodotta: se è logaritmica l’epidemia è ancora in fase di crescita, se si addolcisce, sta più o meno lentamente avviandosi a un picco e poi verso un decremento e la fine. Il dato più importante per capire lo stress al quale sono sottoposti il sistema sanitario e la Protezione Civile nella gestione della crisi è invece quello dei pazienti attualmente positivi, che si ottiene sottraendo dai casi totali il dato delle vittime e dei dimessi/guariti. Di grande interesse ai fini della gestione della crisi è poi il dato dei pazienti ricoverati e, sopratutto, di quello in terapia intensiva, in parte perché richiedono molte risorse, in parte perché a sua volta influenza il dato dei morti. A grandi linee: meno pazienti ci sono in terapia intensiva, meno morti ci saranno.

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Quanto incide l'aumento dei tamponi?

Alle 17 di ieri i tamponi fatti in Italia erano 361.060: 36.615 in più rispetto a 24 ore prima. I tamponi non corrispondono però ad altrettante persone sottoposte a test. Il numero comprende anche i test fatti più volte sulla stessa persona, come i test ripetuti sulle persone guarite. La regione che ne ha fatti di più in termini assoluti è la Lombardia, che ieri è passata da 81.666 a 87.713: 6.047 in più rispetto a 4.971 del giorno prima. Questo spiega, in parte, l’aumento dei casi, perché solo una parte dei tamponi risulta positiva. Chi ne ha fatti di più in rapporto alla popolazione è il Veneto: ben 79.759. Terza in termini assoluti l’Emilia Romagna con 42.395.

Le nuove cifre sono sempre complete?

I dati giornalieri sull’epidemia di Coronavirus sono raccolti e diffusi dalla Protezione Civile ma vengono forniti dalle Regioni. E non sempre sono completi. Ieri macavano i dati sulla mortalità del Piemonte, mercoledì i dati della Campania e della provincia di Parma. "Sull’incremento dei casi positivi registrato oggi (ieri, ndr) – ha detto Agostino Miozzo della Protezione Civile – abbiamo parlato con le Regioni; è possibile che sia in parte dovuto a un accumulo di tamponi dei giorni scorsi, analizzati più tardi. Un’ipotesi che va validata".

I positivi sono davvero molti di più?

Il numero di infettati dal Coronavirus è largamente superiore a quello dei positivi ai test, perché non tutti i cittadini vengono sottoposti a tampone. Di quanto sia più alto il numero le stime variano. "Il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile", ha detto l’altroieri il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli. Paola Pedrini, segretario della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) Lombardia concorda con una stima simile, almeno per le province più colpite. Altri ricercatori parlano di cifre variabili tra 5 e 10 volte il dato ufficiale. Il che vorrebe dire, a oggi, che già avremnmo tra 400 e 800mila infettati ’reali’. 

Quando è previsto il picco?

"Siamo in una fase di decelerazione della curva – osserva Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – , che in Italia non è più esponenziale. Sta rallentando la velocità di diffusione. Questo non significa ancora che si riducano i numeri assoluti, ma che è in corso un processo che porterà a un appiattimento della curva e poi a un suo decremento. Noi vediamo oggi quello che è successo circa due settimane fa. Quindi, ci vuole tempo, ma la stretta sembra funzionare". "Mi aspetto che la prossima settimana – prosegue – vedremo qualcosa di importante. Vedremo un calo sostenuto della casistica, spero soprattutto per la mortalità che segue di qualche giorno i casi diagnosticati". "È importante che ci sia un rallentamento della curva – osserva il vice capo della Protezione Civile, Agostino Miozzo –, ma non possiamo aspettarci un’improvvisa diminuzione. La cosa importante è la velocità d’incremento che apparentemente sembra rallentare. Bisogna continuare a fare sacrifici fino a che non scende".

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