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L’ipotesi di imporre l’obbligo di tampone (rapido o molecolare) anche ai vaccinati – per grandi eventi, ma pure nei ristoranti e, si valuta, anche per l’accesso ad altre attività economiche – scatena una rivolta trasversale, dalle Regioni alla maggioranza e all’opposizione, passando ai commercianti e agli spettacoli, fino agli appassionati sportivi. Il "no" è praticamente unanime anche tra gli scienziati. E il premier Mario Draghi prende tempo: "Ancora nulla di deciso". Questa restrizione ai vaccinati per accedere a luoghi o eventi di cultura "può essere un deterrente ad andarci. Non commento mai, ma faccio un po’ fatica a capirlo", a dirsi perplesso è il sindaco di Milano, il democratico Giuseppe Sala. "La strada non e costringere a fare il tampone per i luoghi pubblici, ma la terza vaccinazione. Fare un tampone, anche linguisticamente, vuol dire lasciare il tempo che trova", sposa la linea dem il leader del M5s, Giuseppe Conte. Nuovi vaccini, pillole e varianti. Ma come si esce dalla pandemia? Ipotesi green pass di 6 mesi: si va verso vaccino due volte l'anno? E anche un altro ex premier, Matteo Renzi, ora guida di Italia Viva, spinge per le immunizzazioni snobbando l’idea dei test ai vaccinati: "C’è la priorità di combattere la variante Omicron e per farlo non servono le discussioni sui tamponi, ma accelerare sui vaccini e sulla terza dose. Fare di più, meglio, presto e bene e l’unico modo per uscire dalla crisi Covid. Vaccinarsi!". Un’altra voce istituzionale, influente e contraria all’obbligo di test per chi è immunizzato, è quella del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti: "Sono contrarissimo a ipotesi di tamponi per andare al cinema, al teatro o al ristorante perché la via maestra è il vaccino". Covid, studi: "Con Omicron meno ricoveri rispetto a Delta" Bollettino Covid con i dati del 21 dicembre Non si ...
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