Taglie forti, la rivoluzione inizia in spiaggia. "Così le forme generose tornano di moda"

L’ossessione per la taglia 38 sembra alle spalle, grazie a un cambio di visione che è partito dalle passerelle e non si ferma più. La manager delle modelle curvy: "Queste ragazze non sono grasse, rappresentano un canone inverso di bellezza"

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Prologo. Un punto imprecisato della costa adriatica, attorno a mezzogiorno. Una signora dalle forme armonicamente generose si alza dal lettino puntando verso l’acqua. Dribbla i commenti ammirati dei vicini d’ombrellone – "Averne" – ma non la figlia adolescente in piedi sulla sabbia. Una volta superata, la ragazza con gesto fulmineo le pizzica il lato B e sorridendo fa: "Acciaio, eh". L’occhio non mente, la spiaggia non tradisce: è l’estate degli ultracorpi.

Nel nome della taglia forte si salda il solco generazionale al femminile, rinnegando la tortura delle taglie 38-40. Curvy battono filiformi alla prova costume, la svolta plus size è un fatto. Volendo, un ritorno al passato. Quando Alberto Sordi in tv a Studio Uno strizzava Mina dicendole: Minona, quanto sei bella, sei ‘na fagottata de robba. Trionfavano le bellezze anni ‘50: Sophia, la Lollo, Jane Russell, Bettie Page. E naturalmente Marilyn. "Avanti tutta", spiega Mirella Rosato, 41 anni, manager milanese della moda che dal 2013 dirige un’agenzia per sole modelle over size. Tra italiane e straniere sono 101, una carica.

Qual è il motivo del sorpasso?

"Non è più una tendenza ma una realtà da qualche anno. Solo che adesso ci facciamo più caso, specie al mare".

Il fenomeno riguarda le teenager o le madri?

"Entrambe. Le giovanissime hanno comunque una marcia diversa: non si nascondono, si apprezzano per i chili in più e se ne fregano dei giudizi".

C’è un rimbalzo anche in passerella?

"Cambia tutto, un po’ alla volta. Non è un caso se Time ha dedicato una copertina alla Barbie con le curve. La moda deve rispecchiare la vita di tutti i giorni e le misure le sceglie il mercato: una modella su quattro ha la silhouette abbondante perché metà delle italiane veste dalla 44 in su".

Che requisiti hanno le sue mannequin?

"Un’altezza non inferiore all’1,75 e non più di 25 anni. Oltre ai chili giusti al posto giusto".

Che vuole dire?

"Queste ragazze non sono grasse, rappresentano un canone inverso di bellezza. Non mangiano cibo spazzatura, vanno in palestra, fanno sport e lunghe camminate. Non bevono e non fumano, senza essere ossessionate dalla linea. Mai dire loro: devi dimagrire".

Nessuna trasgressione?

"Se vogliono diventare professioniste bisogna che imparino le regole. Hanno una impostazione salutista, però sanno che non è peccato concedersi una pizza o un bicchiere di vino in più. Devono star bene con se stesse".

È un nuovo parametro estetico?

"In fondo sì. Kim Kardashian e Serena Williams sono donne forti, dotate di corpi esplosivi. Come la sciatrice Lindsey Vonn. L’icona 4.0 è la modella Lizzie Miller ritratta nuda su Glamour: è alta 1,80 per 80 chili, sexy con la pancetta".

Piacciono agli uomini più delle donne grissino?

"Non c’è dubbio. Le trovano più vere delle iper magre. Anche le ragazze qualunque le ammirano: vorrebbero essere proprio come loro".

Una rivoluzione?

"Finalmente l’Italia si adegua ai canoni estetici del mondo anglosassone. Le straniere sono più sfrontate delle nostre, arrivano con il book completo e un’immagine già definita".

Un nome per tutte?

"Ne faccio due: Beatrice Bettoni, una bergamasca molto sicura di sé. E la spagnola Lorena Duran, una delle prime curvy sulla copertina di Sports Illustrated".

Che tipo di ragazze scrivono alla sua agenzia?

"Sono titubanti, hanno il coraggio di farsi avanti ma non sono pienamente consapevoli. Però non devo essere io a convincerle che sono belle: il clic deve scattare dentro di loro".

Che storie hanno alle spalle?

"Spesso vengono da un passato di sofferenze, bullismo, giornate intere chiuse in casa".

Il loro peggior nemico?

"Lo specchio e la cattiveria altrui. Hanno fatto a cazzotti con la propria immagine, si portano dietro la paura di buttarsi col paracadute".

Come le rassicura?

"Frequento le sfilate da vent’anni. Non mento se racconto che anche le top sono piene di dubbi: una smagliatura, quell’ombra di cellulite, il naso così, la bocca colì. Difetti? Si chiama fascino: nessuna è imperfetta".

Niente Photoshop sulle formose?

"Ormai lo usano per regalare un po’ di carne alle modelle troppo magre".