Sabato 20 Aprile 2024

Un milione di alunni in meno. Tra dieci anni cattedre a rischio

Lo studio: calo demografico, tagli inevitabili

Studenti in classe

Studenti in classe

Roma, 26 aprile 2018 - Nel giro di un decennio nel nostro Paese ci sarà un milione di ragazzi in meno: e questo, in assenza di cambiamenti di rotta significativi, determinerà il taglio di 36.700 classi e di oltre 55.600 cattedre. Nella crudezza dei numeri, è questo lo scenario prossimo venturo, da oggi al 2028, disegnato da uno studio della Fondazione Agnelli dal titolo "Scuola. Orizzonte 2028: evoluzione della popolazione scolastica in Italia e implicazioni per le politiche". 

Il punto di partenza è che i figli dei baby boomers non fanno figli. E il trend non accenna a cambiare verso. Già lo scorso anno, come spiegava il demografo Giampiero Dalla Zuanna, il calo di sedicimila bambini in meno tra 2015 e 2016, quasi centomila in meno rispetto a dieci anni fa, significa che nel 2022 ci saranno circa 4mila classi di prima elementare in meno rispetto a oggi.  Ora, dalla nuova ricerca scopriamo che gli effetti sono anche più dirompenti. Tanto più che nel 2017 le nascite in Italia sono scese a un nuovo minimo storico (464.000 nati). "Il declino delle nascite – osserva Stefano Molina, ricercatore della Fondazione Agnelli, autore di un saggio specifico per www.neodemos.it – è un fenomeno concreto e pervasivo, destinato a produrre nel tempo effetti tangibili che si riveleranno tanto più profondi quanto più blanda sarà stata la nostra capacità di prevederli ed eventualmente di contrastarli".

Ebbene, nel giro di un decennio, i giovani tra 3 e 18 anni scenderanno in Italia da 9 a 8 milioni, "il calo più vistoso previsto sulla scena europea, in un contesto di generale stazionarietà delle popolazioni giovanili", con l’eccezione di pochi Paesi, "come Svezia, Regno Unito e (sorprendentemente) Germania, per i quali si prevede una dilatazione delle platee giovanili"!. Se queste sono le premesse, che cosa succederà al sistema scolastico? Come si distribuiranno gli effetti sul territorio e per grado di scuola? Si tratta di applicare innanzitutto gli automatismi delle regole vigenti: meno studenti = meno classi = meno cattedre. E, dunque, "la diminuzione di un milione di studenti prevista dall’Istat sulla scala nazionale – spiega Molina - può essere scomposta nella variazione regionale nel numero di sezioni/classi". E così scopriamo che nel complesso le sezioni/classi si ridurranno di oltre 36.700, fatta eccezione per alcune limitate scuole superiori nel Centro-Nord. Il taglio più consistente riguarderà la scuola primaria e la scuola media e nel Sud si manifesterà in modo drammatico. 

La sforbiciata sulle classi si ripercuoterà sugli organici: cattedre e posti. In sostanza, assisteremo alla perdita di oltre 55.600 posti/cattedre. In primo piano la riduzione di più di 22.100 unità nella scuola primaria e di circa 15.700 in quella media. E «a differenza del passato, il declino investirà progressivamente tutte le regioni, comprese quelle del Nord – insiste il ricercatore –. Di conseguenza possiamo prevedere un raffreddamento della mobilità territoriale dei docenti, poiché diminuiranno le opportunità di trasferirsi dal Sud al Centro-Nord per entrare in ruolo». Il tutto con un rallentamento brusco del turnover (meno immissioni in ruolo rispetto alle uscite) e un solo vantaggio: due miliardi di risparmio.