di Alessandro Farruggia Per far fronte al cambiamento climatico l’UE va verso un sì a nucleare e gas come attività "di transizione" per arrivare alla neutralità climatica entro il 2050. E l’eco si sente in tutta Europa, riaprendo l’eterno dibattito tra paladini del nucleare, delle fonti fossili e delle energie rinnovabili: uno scontro che in Italia spacca il governo in due. La Commissione europea, nella sua proposta di classificazione degli investimenti sostenibili, la cosiddetta "tassonomia verde", ha dato il via libera a tre tipologie di attività nucleari e, con più vincoli, a tre legate al gas. La proposta, fortemente sponsorizzata da Francia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Finlandia sembrava avere il no di un nucleo di paesi (Spagna, Austria, Danimarca, Lussemburgo) che ruotavano attorno alla Germania. E invece la Germania si è sfilata e con ogni probabilità si asterrà e non presenterà ricorso, come ha annunciato il portavoce del governo, Steffen Hebestreit. Questo darebbe il via libera alla proposta della Commissione, che può essere bocciata in Consiglio europeo solo da almeno 20 stati membri che rappresentino almeno il 65% della popolazione o dalla maggioranza assoluta del Parlamento europeo. Entrambe le condizioni sembrano irrealistiche. In Germania ha prevalso la realpolitik della mancanza di una maggioranza qualificata, anche se ne avesse fatto parte la Germania, per bloccare la proposta. Ma anche la volontà di non creare problemi alla Francia – storicamente partner privilegiato – e anche la scelta deliberata per il gas. Se è vero infatti che la Germania ha appena chiuso tre delle sei centrali nucleari rimaste sul suo territorio, Berlino punta molto sul gas per la transizione. Ha completato il gasdotto Nord Stream 2 con la Russia e le norme della tassonomia europea sembrano fatte apposta per favorire gli stati che devono sostituire centrali a carbone (la Germania produce con ...
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