Giovedì 18 Aprile 2024

Svolta sui balneari Il Consiglio di Stato annulla la proroga Decreto bocciato

Le norme del governo vanno contro la direttiva Ue: non sono valide. Le concessioni scadono il 31 dicembre, non possono essere rinviate

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di Claudia Marin

La lunga guerra politico-legale sulle concessioni balneari segna un’altra tappa destinata a rinfocolare lo scontro tra i molteplici protagonisti della contesa: le imprese del settore, il governo, l’opposizione, i comuni, la commissione europea. E i giudici amministrativi. Ed è proprio da questi ultimi che ieri è arrivata un’altra sentenza foriera di ulteriori contenziosi.

Il Consiglio di Stato ha stabilito che non si possono prevedere proroghe e che le concessioni scadono il 31 dicembre di quest’anno e vanno messe a gara. Si tratta di una decisione, del primo marzo ma depositata l’altro giorno, che boccia completamente le norme varate dal Parlamento nel decreto Milleproroghe, che allungano gare e concessioni al 31 dicembre 2024, con la possibilità di ulteriore slittamento, "per ragioni oggettive", a fine 2025.

Viene stoppata la proroga senza gara delle concessioni perché "si pone in frontale contrasto" con la direttiva Bolkestein e va dunque "disapplicata da qualsiasi organo dello Stato": il che, secondo i giudici, vale per tutte le norme, anche quelle future. Come dire: per i giudici amministrativi le nuove regole contenute nell’ultimo provvedimento non devo essere considerate valide e, dunque, non devono essere applicate.

Una pronuncia dirompente che arriva poche settimane dopo la censura inviata per lettera ai presidenti di Camera e Senato del presidente della Repubblica Sergio Mattarella al momento della firma di quella legge, lo scorso 24 febbraio. Il Colle, infatti, ha chiesto al governo di intervenire e rivedere le norme che hanno posticipato di un anno la messa a gara delle concessioni. Una norma sulla quale l’esecutivo era già pronto a intervenire in sede di approvazione in Senato ma sulla quale Forza Italia e Lega hanno di fatto alzato un muro.

Lo stesso Mattarella richiamava, non a caso, quanto affermato dalla Corte di Giustizia europea che "ha ritenuto incompatibile con il diritto europeo la proroga delle concessioni". Per avvisare che le norme sui balneari "oltre a contrastare con le definitive sentenze del Consiglio di Stato, sono difformi dal diritto dell’Ue, anche in considerazione degli impegni in termini di apertura al mercato assunti dall’Italia con il Pnrr". Argomenti giuridici stringenti, ai quali si somma ora la nuova sentenza di Palazzo Spada. E se da Palazzo Chigi si fa sapere che la sentenza era attesa e che si doveva comunque sia intervenire dopo il richiamo del Capo dello Stato, è altrettanto vero, però, che un conto sono le diatribe e i compromessi politici nella maggioranza, un altro è l’impatto giuridico della decisione dei giudici.

Ebbene, scrivono i magistrati del Consiglio di Stato, che "la proroga automatica delle concessioni demaniali marittime in essere si pone in frontale contrasto con la disciplina di cui all’articolo 12 della direttiva n. 2006123CE, e va, conseguentemente, disapplicata da qualunque organo dello Stato".

La direttiva europea ha validità superiore alle norme italiane, anche di rango legislativo, secondo i giudici. Dunque, l’effetto è che non solo le norme della legge di Bilancio per il 2019 del governo Conte che allungava le concessioni al 2033, ma anche le nuove norme del Milleproroghe del governo Meloni (legge n. 14 del 24 febbraio 2023) vanno disapplicate da qualunque organo dello Stato perché contrarie alla direttiva Ue, la cui inosservanza dura da anni e ha posto l’Italia sotto procedura d’infrazione dal 2020.

Avanti tutta, insomma, con nuovi ricorsi contro i Comuni che non mettono a gara le concessioni, ma anche contro quelli che le dovessero mettere. Ma è altrettanto certo che la sentenza recente finirà per diventare un altro argomento nelle mani della Commissione europea per trattare da un punto di forza con il governo italiano.