Martedì 23 Aprile 2024

Svolta Israele Sì alla soluzione dei due Stati

Aldo

Baquis

A 45 giorni da elezioni politiche israeliane di importanza critica – le quinte in tre anni – il premier centrista Yair Lapid ha imposto una netta rottura nella politica estera esprimendosi a favore di uno Stato palestinese che mantenga relazioni di buon vicinato con Israele. "È la scelta giusta per la nostra sicurezza, per la nostra economia e per il futuro dei nostri figli. È la decisione più coraggiosa che possiamo adottare". Erano anni che gli israeliani non udivano parole simili da un loro leader.

L’intervento giunge a pochi mesi da un confronto militare con la Jihad islamica a Gaza e mentre in Cisgiordania le fazioni armate palestinesi stanno conducendo una lotta armata sempre più aspra contro l’esercito e i coloni ebrei. Di fronte a tali tensioni la Autorità nazionale palestinese guidata da Abu Mazen (86 anni, al potere da 16) perde quota e rischia di essere destabilizzata. La necessità di garantire ai palestinesi un "orizzonte politico", enunciata a luglio dal presidente Biden in visita nei Territori, è stata acquisita da parte dell’establishment militare israeliano. Meglio dei politici, esso comprende che il solo ricorso alla superiorità militare non basterà alla lunga a mantenere il controllo sui milioni di palestinesi.

Il senso di urgenza di Lapid è dovuto anche al successo dell’ex premier Netanyahu di compattare attorno al Likud una galassia di partiti nazional-religiosi e ortodossi per formare un governo omogeneo di destra votato a un approfondimento ulteriore della colonizzazione della Cisgiordania. L’ex premier laburista Barak ha messo in guardia dalla prospettiva di un’entità binazionale: "Per garantire il carattere ebraico e democratico di Israele, occorre operare una separazione fra i due popoli". Ora Lapid fa suo questo approccio. Ma è ancora un premier in rodaggio e guida un governo di transizione. Però intanto registra un successo importante: ha imposto alla campagna elettorale la questione fondamentale della futura identità dello Stato d’Israele.