Svendono l’orologio rubato a Leclerc Ma l’affare finisce male: tre arresti

Hanno cercato, senza successo, di piazzarlo in Spagna per 200mila euro. Vale invece 2 milioni

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di Martina Del Chicca

"Questo è il colpo della vita", avrebbero detto festeggiando dopo lo scippo da due milioni di euro. Ancora inconsapevoli che quel colpo era persino troppo, troppo grosso. Perché l’orologio che ’la banda dello strappo’ – arrivata in Versilia dal Cavone di Napoli – ha sfilato dal polso del pilota di Formula Uno Charles Leclerc la sera di Pasquetta, avvicinandolo con la scusa di un selfie, come decine di altri tifosi, scottava al punto dar far indietreggiare anche i più esperti ricettatori. E così, pur di liberarsi del bottino, i ladri alla fine l’avrebbero svenduto per un decimo del suo valore. Duecentomila euro, tondi.

È questo uno dei retroscena emersi dalla svolta nelle indagini sul furto che dalla Darsena viareggina ha fatto il giro del mondo, a cui la Questura partenopea è arrivata grazie alla collaborazione di alcuni informatori, ben agganciati agli ambienti criminali napoletani, identificando tre complici. Tre specialisti, tre ’strappatori’ come si dice in gergo. Già conosciuti per quelle trasferte nelle località balneari mondane a caccia del lusso esibito con disinvoltura.

Furono però in due ad agire la sera del primo aprile. Leclerc avevo posteggiato la sua Ferrari 488 (inconfondibile per le due bande bianche e rosse che corrono da capo a coda) in una strada, alle spalle dei grandi cantieri della nautica, nel cuore del porto, da oltre un mese rimasta al buio per un guasto dell’illuminazione pubblica. Sfruttando la penombra e la disponibilità del pilota, pronto a sorridere per una foto ricordo, la coppia riuscì ad avvicinarsi senza creare sospetti. Al clic è partito lo scatto. È bastato un attimo per slacciare il cintolino del sontuoso cronografo e poi a bordo di un motorino i due sono fuggiti via.

L’alfiere del Cavallino provò ad inseguirli con la sua Ferrari, ma i due riuscirono a seminare il campione infilandosi all’interno della Pineta. Di loro è rimasta qualche traccia nei nastri delle telecamere della zona che i carabinieri della compagnia di Viareggio sono riusciti ad isolare. Nient’altro. Da qui la convinzione di avercela fatta e, con un colpo, di aver risolto tutti i problemi.

Per quel Richard Mille, l’unico al mondo, realizzato a mano e caratterizzato dalla firma di Charls Leclerc incisa sulla cassa, la banda voleva un milione di euro. Ma, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, non avrebbe trovato nessuno disposto a quell’azzardo. A Napoli nessuno pare fosse disponibile a comprare l’orologio proprio per quella cifra che rende il gioiello inconfondibile.

E così il bottino è rimasto chiuso, ben custodito, in un cassetto per settimane, mentre proseguivano le trattative per piazzarlo. L’opportunità si sarebbe presentata oltre confine, il Richard Mille avrebbe dunque preso la strada per la Spagna. Secondo quanto trapela, senza però conferme ufficiali, l’orologio milionario sarebbe infatti finito al polso di un imprenditore iberico. Venduto alla fine per 200mila euro, un decimo del suo valore.

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