Sabato 20 Aprile 2024

"SuperMario non è lo scudo Tocca alla politica decidere"

Mario Draghi non potrà fare da scudo in eterno all’Italia. Per Veronica De Romanis (foto), economista della Luiss, se la politica italiana deraglia dai binari di una gestione sana della spesa pubblica non basterà Draghi per tenere a bada i mercati, in qualsiasi posizione si trovi.

La divaricazione fra Draghi e i partiti di governo è insanabile?

"Le forze di governo ora chiedono uno scostamento di bilancio, addirittura di 30 miliardi, per tamponare il caro-bollette e per i ristori post-pandemia. Draghi ha detto chiaramente che di scostamenti di bilancio non se ne parla. Questa è la dimostrazione che le forze di governo stanno prendendo un’altra direzione rispetto a quanto ha fatto Draghi fino ad oggi".

In che senso?

"Draghi è stato chiamato per fare due cose: reagire all’emergenza pandemica e impostare il Pnrr. E queste due cose sono state fatte. A partire dalla legge di bilancio, invece, trovare compromessi è diventato sempre più difficile".

Dei compromessi, però, sono stati trovati.

"Nella legge di bilancio sono stati presi anche dei provvedimenti su cui Draghi non era d’accordo, come ad esempio il bonus al 110%, su cui ha detto chiaramente di essere contrario (e aveva pienamente ragione). Ma tutti i provvedimenti più delicati sono stati rimandati. Una vera riforma fiscale non si è fatta, le pensioni sono state rimandate, il catasto pure e la questione della concorrenza, come nel caso delle concessioni balneari, non è stata affrontata. L’impressione è che non ci sia più tanto bisogno di avere un tecnico al governo, perché qui deve entrare in campo la politica".

L’Italia può farcela anche senza Draghi?

"Siamo in una fase di ripresa e ci troviamo ad aver accumulato un debito estremamente elevato. Bisognerà cominciare a gestire questo debito, per cercare di ridurlo. Ma come? Queste sono decisioni molto politiche: dove tassiamo, dove tagliamo?".

Non si rischia lo scontro frontale con i mercati?

"Finora Draghi ci ha fatto da garante in Europa, ma adesso è la politica che deve conquistarsi la fiducia dei partner europei e dei mercati".

Non bastano le garanzie fornite da un banchiere centrale?

"Qui lo stesso Draghi è stato molto chiaro: lui non può essere uno scudo per sempre. Lo vediamo anche dallo spread fra i titoli di Stato italiani e tedeschi. Quando è cominciato il governo Draghi, nel febbraio dello scorso anno, lo spread era a 94, mentre oggi è a 140. Questo è un segnale molto chiaro da parte dei mercati che ora guardano alla politica e se vedono che le forze di governo non sono unite, che rimandano sulle riforme, che riescono a mettersi d’accordo solo sull’aumento della spesa pubblica, non c’è Draghi che tenga".

Elena Comelli