Martedì 16 Aprile 2024

SuperMario è l’uomo della necessità

Raffale

Marmo

Ma le parole, come anche l’auspicio di Bonomi per la continuità di Draghi a Palazzo Chigi, sono l’espressione di un sentiment che va ben oltre la cerchia, comunque di rilevante peso, degli industriali italiani. Potremmo dire che si tratta della valutazione ampiamente prevalente, se non unanime, di quella che Benedetto Croce ha chiamato "classe generale": per indicare non un ceto o un gruppo di interesse specifico, non un ambito territoriale o una lobby economica particolare. Ma, evidentemente, un insieme di corpi sociali e di comunità, un complesso di settori e di forze con in comune due tratti dirimenti: l’interclassismo e il trasversalismo.

E così, se dovessimo tradurre in concreto e fare nomi e cognomi della "classe generale", indicata efficacemente dal filosofo napoletano e che oggi sostiene la "necessità" di Draghi, potremmo sicuramente riferirci, oltre che a tutte le associazioni di impresa, a sindacati come la Cisl di Luigi Sbarra e la Uil di Pierpaolo Bombardieri (ma non a Maurizio Landini della Cgil), al Vaticano e alla parte maggioritaria della Chiesa italiana e dell’associazionismo, alle principali istituzioni economiche del Paese, a cominciare da Bankitalia, per non parlare di quelle europee e internazionali, dalle cancellerie del G20 al dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

Fino a quello che è il nocciolo duro del "partito di Draghi" nel governo con i rispettivi retroterra nei partiti di riferimento: da Giancarlo Giorgetti a Luigi Di Maio, da Renato Brunetta a Mara Carfagna, a Elena Bonetti, a tutta la squadra dei "tecnici", Enrico Giovannini e Daniele Franco in testa.

In bilico, nonostante le pubbliche dichiarazioni, restano Enrico Letta (draghiano per cultura politica, ma alleato a un pezzo di partito capeggiato da Goffredo Bettini, che considera l’attuale premier una parentesi) e, soprattutto, Giuseppe Conte, inconsolato ex inquilino di Palazzo Chigi.