Mercoledì 24 Aprile 2024

Superlega ko, la Uefa vuole trattare "Non cerchiamo vendetta sui ribelli"

Tramonta definitivamente il blitz degli scissionisti. Il leader del calcio europeo, Ceferin: "Avanti insieme"

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di Paolo Franci

Con il consueto, asciutto realismo, il numero uno della Figc, Gabriele Gravina, ha disegnato il futuro più imminente. Anticipando, almeno per l’Italia, cosa dovrebbe succedere ora che il golpe del pallone è stato sventato, con un epilogo – tra capi cosparsi di cenere, video e lettere di ‘mea culpa’ – che ha più volte dato del tu al ridicolo. Gravina dixit due cose molte interessanti. La prima: "Non dobbiamo dimenticare che questo allarme ci deve far riflettere".

Tradotto, la Superlega è morta ma i motivi che hanno portato a tutto questo sono ancora lì, tra le macerie della ‘sporca dozzina’. La seconda: "Non ci saranno condanne o vendette", in risposta a coloro che agitano la mannaia sul capo di Juve, Inter e Milan. Cioè: i grandi club restano tali considerando i risvolti economici del loro peso.

Il tema è come rientreranno le ribelli nella famiglia Uefa e cosa farà quest’ultima nell’affrontare le istanze che avevano portato alla rottura. D’ora in poi saranno proprio questi i temi più caldi – soldi, ovvio – nel percorso di ricucitura dei rapporti. Dunque, bisognerà sedersi e trattare, giocoforza, dopo una prima fase di resa dei conti, certo. Perchè il Grande vincitore, Aleksander Ceferin, presidente dell’Uefa, dovrà far scontare più di qualcosina a quei secessionisti da lui stesso definiti "serpenti". G

ià, ma cosa? E come? C’è curiosità per l’Esecutivo straordinario di venerdì. Punire i rivoltosi? La superlega è morta, non ce n’è motivo. E poi i soldi non hanno memoria, no? E infatti Ceferin dice: "L’importante è andare avanti, ricostruire l’unità e andare avanti insieme".

C’è un aspetto fondamentale che non si può ignorare: i dodici club secessionisti, con Bayern, Psg e poche altre, rappresentano la spina dorsale economica e finanziaria della stessa Uefa.

Dunque bisognerà ragionare (e trattare) sui criteri del market pool (il criterio con cui vengono spartiti i soldi dei diritti tv, ndr), trovando una via per andare incontro alla crisi finanziaria di club che, essendo le ‘vacche grasse’ della fattoria, dovranno essere nutrite adeguatamente per fare in modo che l’intero sistema regga. Non bisogna dimenticare che l’Uefa distribuisce risorse anche ai tanti Paesi che dal punto di vista calcistico sono poca roba, se non zero. In ogni caso, per andare incontro alle esigenze (emergenze?) delle big isognerà sfruttare meglio, molto meglio il bacino di utenza. Da questo punto di vista, aveva ragione Agnelli, quando nel 2016 sottolineava l’esigenza di svcchiamento del pallone: "L’Nfl (la maggiore lega professionistica del football americano, ndr) fattura circa 5 miliardi di euro a fronte di un bacino di utenza che è circa il decimo di quello del calcio", una lettura in controluce che dà il senso alle urgenze dei top club, pur essendo due galassie distanti anni luce, quelle dello sport Usa e del calcio della vecchia Europa.

Dopo la guerra di secessione, i nostri club dovranno presentarsi ai tavoli Uefa con forze fresche. Agnelli, Gazidis, Zhang e i loro fedelissimi per ora sono difficilmente spendibili al cospetto di Ceferin. E comunque contenere i costi dovrà essere al centro della trattativa, se è vero ciò che dice più di un oppositore del diablo blanco Florentino Perez: "Ha fatto tutto questo perchè non aveva i soldi per comprare Mbappè e Haaland".