Superbonus e faide grilline, Di Maio fa scudo

Scontro con la Lega sugli incentivi per l’edilizia. Il ministro degli Esteri smonta la tesi di complotti interni ispirati da lui: andiamo avanti

Luigi Di Maio, 35 anni, ministro degli Esteri, milita nel Movimento 5 Stelle sin dal 2007

Luigi Di Maio, 35 anni, ministro degli Esteri, milita nel Movimento 5 Stelle sin dal 2007

Quando il nemico è a terra, il modo migliore per farlo fuori è colpirlo prima che si rialzi. Ed è un po’ questo quello che è sembrato fare ieri il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, parlando di "economia drogata" a causa del Superbonus voluto strenuamente, in tempi diversi, dal M5s per far ripartire l’edilizia in periodo pandemico. I grillini sono alle prese con guai e lacerazioni interne profonde e ieri, proprio con il ministro della Lega, si sono ritrovati anche sul banco degli imputati per quella misura a cui il governo ha deciso di mettere mano, per evitare nuove "truffe colossali", come evidenziato nei giorni scorsi dal ministro dell’Economia, Daniele Franco.

Ma i 5 Stelle non ci stanno a finire nel tritacarne e ieri hanno replicato. "Matteo Salvini e la Lega hanno cambiato idea rispetto alla nostra misura, uno strumento di politica industriale riconosciuto come virtuoso anche in Europa? – si chiedono i deputati grillini Patrizia Terzoni, Luca Sut e Riccardo Fraccaro – Il leader leghista si rimangia i voti a favore del Superbonus espressi dal suo partito in Parlamento? Vuole affossare l’agevolazione che ha fatto ripartire l’edilizia e il Paese?". Domande che, probabilmente, troveranno risposta nel prossimo Consiglio dei ministri in settimana, ma su cui è intervenuto – in modo duro – anche il ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, capodelegazione M5s al governo. "La strategia è ormai chiara: tutti contro il Movimento. Se è già iniziata la campagna elettorale, basta che ce lo dicano".

Insomma, avere tutti contro vuol dire ricompattare le truppe. Tanto che Luigi Di Maio ha preso la palla al balzo, sfruttando il fatto che l’attacco venga dall’esterno. Il ministro degli Esteri, uscito allo scoperto sul fronte interno proprio mentre la Farnesina è nel pieno della bufera Ucraina, ha voluto sminare il terreno da chi vede la sua ombra nel tentativo di boicottaggio, a suon di carte bollate, della leadership dell’ex premier pentastellato, usando parole di coesione e orgoglio e relegando le battaglie legali a tecnicismi lontani dalla politica.

"Il peso politico di un Movimento come il nostro deriva dal sostegno popolare, non dalle norme di uno statuto. Chi gioisce per il provvedimento del Tribunale Di Napoli non ha ancora capito questo concetto. La politica va al di là delle questioni tecniche". Di più: "Gli appuntamenti che ci aspettano sono molto importanti – chiama alla coesione Di Maio –. Dobbiamo lavorare a questi obiettivi in maniera compatta, forti della pluralità di idee esistenti nel Movimento e a sostegno del nuovo corso. A chi dice che siamo morti, rispondiamo dicendo di aggiungersi a chi lo ripete da 10 anni. Noi andiamo avanti". Soprattutto in tribunale.

Ieri l’ex reggente, Vito Crimi, ha spiegato che Conte non conosceva il regolamento elettorale del 2018 perché "non glielo avevo detto", si è giustificato. Ma le sue parole hanno generato una reazione dei legali dei dissidenti (che hanno fatto ricorso al Tribunale di Napoli per disarcionare Conte e riabilitare il vecchio statuto, ndr) che ora sono pronti a usare queste parole in tribunale. Contro di lui.