Sull’ultimo volo tornano i nostri eroi "Kabul ci ha cambiato la vita"

I carabinieri ringraziano il giovane console Claudi atterrato con loro: ci ha salvato dai terroristi. L’ambasciatore Nato, Pontecorvo: "Purtroppo non potevamo fare di più. Peggio del Kosovo e della Bosnia"

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di Giovanni Rossi

La commozione è più forte della stanchezza, la paura lascia posto alla gioia. Gli ultimi 58 profuhi afghani salvati dall’Italia atterrano all’aeroporto di Fiumicino a bordo del C130J dell’Aeronautica militare (con altri 52 militari, diplomatici e civili italiani a bordo). E in quegli occhi scampati alla rovina appare lo stupore per un altro mondo sotto i piedi: senza calca, senza sangue. Addio Kabul. Forse per sempre. "Non riusciamo a credere di aver raggiunto Roma dopo tanti problemi e difficoltà. Abbiamo pianto", confessano Arezu e Ghazal, due giovani giornaliste appena sbarcate dopo una gimkana tra la vita e la morte. La corsa da Herat (sede operativa del contingente italiano) alla capitale, i quattro giorni nella ressa aeroportuale prima di afferrare il boarding-pass per un’altra vita, conservando come ultimo ricordo il boato e lo strazio dell’attentato Isis-K. Se non fossero state individuate in tempo dai nostri uomini, probabilmente sarebbero morte. Invece, espletate le formalità sanitarie, partono subito per Roccaraso, in Abruzzo, per una prima sistemazione tra montagne finalmente di pace. "Ci auguriamo di vivere con le nostre famiglie e di poter continuare a lavorare come giornaliste in futuro", si illuminano le due giovani reporter con scontata riconoscenza alla qualità professionale e umana di chi le ha salvate. Stringendo le cinture di sicurezza nell’ultimo volo di evacuazione predisposto dalla Joint Evacuation Task Force (JETF), che dal 13 agosto scorso ha trascinato 5000 afghani fuori dall’inferno grazie all’operazione Aquila Omnia organizzata dalla Difesa col coordinamento del Comando di vertice interforze e l’infaticabile lavoro dell’Aeronautica su otto velivoli.

"Siamo il primo Paese dell’Unione europea per cittadini afghani evacuati", sottolinea il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ringraziando i carabinieri del Tuscania, l’ambasciatore Stefano Pontecorvo (rappresentante Nato) e il console Tommaso Claudi. "Sei stato il fratello di tutti noi, complimenti", dice il numero uno della Farnesina al giovane diplomatico marchigiano, eternizzato dalla rete mentre salva un bambino, pescandolo dalle barricate, e promosso sul campo anche da Alberto Basso, comandante dei carabinieri dell’ambasciata italiana a Kabul: "Quando siamo stati avvisati dell’imminente attentato, il console ha deciso di sospendere le operazioni di recupero. Questo probabilmente ci ha salvato la vita, perché quello era esattamente il luogo dove andavamo a recuperare i civili afghani".

"Sono insoddisfatto ma con la coscienza pulita perché abbiamo fatto non tutto quello che avremmo voluto, ma coi mezzi che avevamo e nelle circostanze vissute abbiamo fatto più del possibile", racconta l’ambasciatore Pontecorvo. Segue confessione: "Sono stato dappertutto, dalla Bosnia al Kosovo, e non ho mai visto un orrore così. Questa esperienza mi ha cambiato la vita". E sugli afghani rimasti all’aeroporto Pontecorvo afferma in un’intervista su La7: "Per loro resta molta preoccupazione perché hanno paura dei talebani".

"Adesso inizia una fase due nella quale il nostro imperativo deve essere non abbandonare il popolo afghano, le donne e le bambine – assicura Di Maio – L’Italia sta lavorando al G20 straordinario sull’Afghanistan". Gli ultimi militari italiani ancora in Afghanistan arriveranno martedì. Ad accoglierli all’aeroporto di Ciampino ci sarà il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Una presenza dovuta – e voluta – per il coraggio e il valore nuovamente dimostrati.