Giovedì 18 Aprile 2024

Sull’orlo della crisi Spread e bollette I mercati puntano contro l’Italia

Il nostro Paese è tra i più esposti ai rialzi di gas ed elettricità . I fondi d’investimento non si fidano più: "La destra rivedrà il Pnrr"

di Elena Comelli

Tornano i fantasmi del decennio passato. Schizzano in alto il prezzo del gas e, a ruota, lo spread del debito italiano con i titoli di Stato tedeschi. La crisi energetica e l’incertezza politica stanno creando le condizioni per una forte debolezza del sistema Italia, che potrebbe riportare i rendimenti obbligazionari ai livelli della crisi del debito che abbiamo già vissuto negli anni dei mutui subprime.

I mercati energetici e delle materie prime sono in fibrillazione: ieri mattina, alla Borsa di Amsterdam, il gas è arrivato a toccare i 317 euro, per poi scendere fino a quota 310 euro (circa undici volte in più rispetto a un anno fa): un rialzo comunque vertiginoso, nella peggiore crisi di approvvigionamento degli ultimi decenni. L’impennata ha spinto anche i prezzi dell’energia a livelli mai visti prima in tutto il continente, ma in primis in Italia dove l’elettricità si produce soprattutto con il gas. Le quotazioni del megawattora in Borsa elettrica ieri hanno raggiunto un picco di 800 euro alle 9 di mattina e un minimo poco sopra i 600 euro tra le 4 e le 5 di mattina.

Di pari passo corrono le scommesse contro l’Italia degli investitori internazionali. Secondo i dati di S&P Market Intelligence, ripresi dal Financial Times, le posizioni ribassiste degli hedge fund contro il debito italiano hanno raggiunto il livello più alto dal gennaio 2008, superando i 39 miliardi di euro nel mese corrente. Nel frattempo, iI rendimento del debito decennale italiano è salito attorno al 3,7%, spingendo più volte lo spread con il debito tedesco – un barometro del rischio chiave – a quasi 230 punti dai 137 punti di inizio anno. Mark Dowding, chief investment officer di BlueBay Asset Management, fondo da 106 miliardi di dollari che sta shortando i Btp usando i contratti future, ha dichiarato al quotidiano britannico che il Bel Paese "è il più esposto per quando riguarda la crisi del gas" e il contesto politico "di certo non aiuta".

I fondi d’investimento sono impensieriti dalla fortissima dipendenza dell’economia italiana dal gas, ma soprattutto dal rischio di un brusco cambio di rotta del Paese verso una gestione dissennata della spesa pubblica, in caso di vittoria dell’estrema destra alle elezioni del 25 settembre. A preoccupare gli hedge fund sono gli effetti della crisi energetica che, secondo il Fmi, potrebbe costare al Pil un salasso del 5% in caso di embargo russo sul gas, ma anche la campagna dei partiti di destra contro le riforme del Pnrr che, in caso di ritardo, potrebbero mettere a rischio gli oltre 200 miliardi del Recovery Fund. "I partiti euroscettici all’interno della coalizione di destra, che secondo i sondaggi potrebbero assicurarsi fino alla metà dei voti il 25 settembre, hanno segnalato che potrebbero rivedere i dettagli del piano di ripresa dell’Italia da 200 miliardi di euro finanziato dall’Ue e le altre riforme a esso collegate, come la nuova legge sulla concorrenza", precisa il quotidiano della City. E cita il discorso di Mario Draghi al meeting di Rimini: "La credibilità interna deve andare di pari passo con la credibilità internazionale".

A favore dell’Italia gioca la politica della Bce, che è stata un’ancora di salvezza per le condizioni di finanziamento durante lo choc pandemico e anche oltre. Lo strumento di protezione recentemente annunciato dalla Bce per limitare l’allargamento dello spread è stato progettato per evitare che gli oneri finanziari nei Paesi dell’eurozona altamente indebitati aumentino troppo al di sopra delle nazioni meno indebitate, come la Germania. Ma ora anche la Bce è costretta a rialzare i tassi, per contenere la fiammata dell’inflazione. E anche su questo fronte il nostro Paese è tra i più vulnerabili.