Giovedì 25 Aprile 2024

Sulle orme del padre, ma in incognito

Lorenzo

Bianchi

Contraddizioni e incrollabili certezze nella Russia impantanata nella guerra in Ucraina. Darya Dugina si firmava Darya Platonova nei suoi post su Telegram, come se non volesse essere collegata al nome del noto genitore Alekander Dugin. Definendola "uno spazio di significato filosofico", di recente però aveva visitato la terra di "Novorossiya", la parola usata per indicare l’agognata confederazione fra la Russia e l’Ucraina orientale occupata da Mosca. Raccoglieva materiale per il "Libro di Z" in preparazione per conto di "Centinaio nero", una formazione politica monarchica e ultranazionalista nata agli albori del secolo scorso. Darya dirigeva il sito "United World International" di proprietà dell’oligarca Evgenij Prigožin, titolare di una immensa catena di ristorazione e sospettato di essere il vero proprietario del "Gruppo Wagner", paramilitari al servizio del Cremlino nelle aree di conflitto. Il genitore, figlio di un generale del "G.R.U.", l’intelligence militare dell’Urss, è stato rigidamente antisovietico fino al crollo dell’Urss alla fine del 1991, ma nel 1993 si è schierato, a sorpresa, con i difensori del Soviet Supremo della Federazione russa contro Boris Eltsin. Quattro anni dopo il suo saggio "The Foundations of Geopolitics: the Geopolitical Future of Russia" diventa un bestseller venduto anche nei supermercati. Nel 2008 Dugin viene assunto dall’Università statale di Mosca. Sei anni dopo il rettore Viktor Sadovnichy lo licenzia. Il suo famoso docente aveva sostenuto che si doveva uccidere chiunque tollerasse la violenza contro i sostenitori della Russia in Ucraina. La sua "Quarta teoria politica" vagheggia la ricostruzione di un "Impero euroasiatico dominato dalla Russia" in totale contrapposizione con gli Usa e con l’Unione Europea. Per "l’illiberalismo politico e culturale globale" teorizza "un’età dell’oro". Dugin affascina e orienta la Russia profonda.