Mercoledì 24 Aprile 2024

Sul tavolo sono rimasti tre nomi

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Bruno

Vespa

La sola, importantissima contropartita che Salvini e Meloni possono imporgli è il rinnovo del patto di fedeltà sulla legge elettorale attuale con la sua componente maggioritaria. La seconda ipotesi è che Berlusconi accetti uno dei nomi di Salvini, primo tra tutti Elisabetta Casellati. In questo caso il centrodestra si presenterebbe al tavolo di confronto con il centrosinistra con un nome forte: prima donna presidente del Senato. Letta ha già fatto sapere che non la voterebbe, come non voterebbe Marcello Pera, altro ex presidente del Senato. Certo, sono persone di parte, ma autorevoli. Ma erano di parte e autorevoli anche Gronchi, Leone, Pertini e Scalfaro, presidenti della Camera e Cossiga, presidente del Senato. Il no alla Casellati e a Pera, possibile e allo stato perfino probabile, sarebbe pesante. Berlusconi consentirà questo tentativo?

Adesso guardiamo il problema da sinistra. Sia Letta sia Conte non vorrebbero una persona di centrodestra, ma i loro partiti sono tutt’altro che unanimi sulla scelta di Draghi. L’unico moderato che Letta voterebbe è Casini: una storia moderata, ma un seggio senatoriale guadagnato a Bologna sotto le insegne del Pd. Per Salvini è l’ultima carta, Meloni non sarebbe entusiasta, ma si teme il veto di Berlusconi per quelli che considera gli sgarbi del passato. Dunque Draghi resta l’opzione di gran lunga più forte. Tanto è vero che chi gli parla non tocca più il tema Quirinale, ma quello del governo presieduto e formato da altri. Il centrosinistra sta provando a confezionare un pacchetto completo. Draghi al Quirinale. Un governo di solidarietà nazionale: Draghi non vorrebbe un governo egemonizzato dalla sinistra, di qui l’attenzione verso Giorgetti. Una legge elettorale proporzionale con molte lusinghe a Berlusconi. Ma il centrodestra può vincere soltanto col maggioritario, visto il distacco di 710 punti sul centrosinistra nei sondaggi. Altrimenti non vincerebbe mai più.