Sul proporzionale è già battaglia Il politologo: troppo rischioso in Italia

Letta vuole riformare la legge elettorale: via il Rosatellum. Il professor Orsina: sarebbe un tana liberi tutti

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di Antonio Del Prete

"Col proporzionale puro torneremmo alla Prima Repubblica, ma senza i partiti: sarebbe una pazzia". Il politologo Giovanni Orsina, docente della Luiss, assiste con timore al dibattito aperto subito dopo la conferma di Sergio Mattarella al Quirinale.

Professor Orsina, la riforma elettorale rimescolerebbe le carte?

"Sarebbe un tana libera tutti. Complicato prevedere cosa succederà, soprattutto al centro con l’incognita Berlusconi e due ‘galli’ come Renzi e Calenda, difficili da mettere insieme".

Chi rischia di più?

"Meloni, che potrebbe essere vittima di una conventio ad excludendum in stile Pci, e rischia di fare la fine del Rassemblement National: pieno di voti e vuoto di potere".

Si accentuerebbero i problemi di governabilità?

"Sì, infatti continuo – sempre più solo – a ritenere il proporzionale una follia. Toglierebbe agli elettori la possibilità di avere voce in capitolo sulla composizione del governo".

L’elezione diretta del capo dello Stato, invocata da più parti, è uno sbocco inevitabile?

"Non se si approda al proporzionale puro, con cui cadrebbe in contraddizione".

Nel caso, come andrebbe ridisegnato il quadro istituzionale?

"Arrivo a dire che basterebbe far eleggere il capo dello Stato dal popolo senza cambiare di una virgola i suoi poteri, che sono già assai incisivi".

La partita del Colle ha lasciato Mattarella e Draghi al loro posto. Siamo al Gattopardo, come lamenta la Meloni?

"Ciò è avvenuto perché nessuno è in grado di gestire il cambiamento. L’intenzione, dunque, era quella di salvaguardare l’esistente. Che poi non cambi nulla è tutto da vedere".

Salvini è il grande sconfitto. Rischia la segreteria della Lega?

"Non credo. Innanzitutto, non mi pare che ci siano nel Carroccio figure che possano insidiarlo. Poi, andiamo incontro a mesi di “rumba” politica ed è improbabile che un partito sostituisca il leader in un momento di così grande instabilità".

Il tentativo del Capitano di intestarsi la leadership della coalizione è definitivamente fallito?

"Le rispondo come La Russa: quale coalizione? A oggi, il centrodestra non c’è più. Se la priorità di Salvini fosse stata l’unità dello schieramento, per il Quirinale avrebbe dovuto puntare su Draghi. Ma dall’inizio, non all’ultimo".

È possibile rimettere insieme i cocci del centrodestra?

"Certo, si tratta di una coalizione che governa in tantissime realtà locali: è una spinta forte alla ricomposizione".

È possibile un centrodestra senza Berlusconi?

"Senza il Cav le tendenze scissioniste che caratterizzano la politica italiana, che a sinistra sono patologiche ma che non mancano nemmeno a destra, rischiano di prendere il sopravvento. Ma Berlusconi non è stato l’unico collante in questi 25 anni: esiste un elettorato che chiede unità. E che, di crisi in crisi, è passato dal Cavaliere a Salvini e, infine, alla Meloni".

La guerra tra i clan grillini è un problema in più per Letta?

"Certo. Non a caso il segretario del Pd, che per mesi ha parlato di campo progressista, ha aperto alla legge proporzionale. Ha capito che di Conte non si può fidare".

Il segretario del Pd è il vincitore della partita del Colle?

"È il meno sconfitto, di certo è quello che ci ha guadagnato di più: al Quirinale c’è un presidente di origine piddina, una persona con cui lui ha un buon rapporto e di cui si fida; ha ottenuto la continuità del governo; Salvini, il suo principale avversario, si è andato a schiantare; e la destra si è spaccata".

Il governo e Draghi escono rafforzati da questa settimana?

"Più no che sì. Di fatto il premier si era candidato per il Colle e gli hanno detto no: non si può dire che sia più forte di prima. Inoltre, le scorie nella maggioranza peseranno".

Nell’ultima settimana si è evidenziato il conflitto di interessi tra leader e parlamentari di partiti nei quali, da tempo, manca il collante dell’ideologia. È un problema per la democrazia rappresentativa?

"Sì, immenso. I leader non hanno più la forza di garantire nulla, non c’è più una prospettiva".