"Succube dei social". E fanno causa a Zuckerberg

A 19 anni sempre su Instagram da quando era piccola, i genitori portano Meta in tribunale: "Ha avuto disturbi alimentari, è viva per miracolo"

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NEW YORK

Quando era minorenne avrebbe trascorso talmente tante ore, giorni, mesi e anni su Instagram, al punto da diventarne dipendente. Usando lo smartphone, il tablet o il Pc. Insomma, un qualsiasi mezzo pur di stare collegata più possibile a quel social network pieno di foto. E secondo i genitori ne era diventata talmente succube al punto da sviluppare problemi di salute mentale e alimentare. Oggi che la figlia è maggiorenne, mamma e papà hanno deciso di chiedere conto di quanto capitato alla figlia, a Meta, il colosso di Mark Zuckerberg. E adesso il gruppo cui fanno capo i social network Facebook e Instagram, è finito alla sbarra.

Accade negli Stati Uniti e i protagonisti sono i genitori di questa ragazza che oggi ha 19 anni. Sono loro che hanno citato in giudizio il colosso dei social, convinti appunto del fatto che la figlia, sin da piccola, abbia sviluppato, anno dopo anno, una dipendenza da Instagram che le ha causato diversi problemi.

I genitori della 19enne, Kathleen e Jeff Spence, rappresentati dal gruppo legale Social Media Victims Law Center, hanno avviato una causa per lesioni personali al tribunale distrettuale della California. I coniugi Spence, originari di New York, sostengono che la loro figlia Alexis abbia iniziato a utilizzare a loro insaputa il social media già all’età di 11 anni, quindi due anni prima rispetto all’età minima richiesta da Instagram, cioè di 13 anni.

Le accuse a meta sembrano dettagliate e fondano le proprie basi sul fatto che la 19enne avrebbe sviluppato una dipendenza dall’app. Le conseguenze? Dipendenza, ansia, depressione, autolesionismo, disturbi alimentari, fino addirittura a farle manifestare istinti suicidi".

È stata lei, la 19enne Alexis Spence ha raccontato all’emittente statunitense Abc News di aver creato il suo primo account Instagram all’età di 11 anni per giocare a un popolare gioco online per bambini, in voga in quegli anni. Il suo account – è la ricostruzione del gruppo legale che la rappresenta – è stato velocemente inondato di contenuti relativi a disturbi alimentari e autolesionismo. Il Social Media Victims Law Center sostiene che i loro assistiti siano stati per questo "emotivamente e finanziariamente danneggiati da Meta".

A spingere i genitori della ragazza a volersi rivalere dal punto di vista legale nei confronti di Meta, è stata la vicenda ribattezzata i Facebook Paper. I genitori dell’allora minorenne Alexis hanno compreso cosa fosse accaduto alla figlia durante l’adolescenza quando lo scorso anno sono trapelate le rivelazioni della whistleblower Frances Haugen, che hanno fatto luce sull’incapacità di Meta di verificare la reale età degli iscritti, ma anche sulla negligenza con cui la società ha affrontato negli anni il problema dell’assuefazione causata dalle sue piattaforme. Nell’intervista rilasciata ad Abc News, Kathleen Spence ha spiegato che "Il fatto che Alexis sia qui è davvero un miracolo perché abbiamo combattuto con le unghie e i denti per lei". Ora toccherà al tribunale valutare eventuali responsabilità del colosso che fa capo a Zuckerberg.

Marco Principini