Subito una dose di AstraZeneca, l’Aifa dice sì. Sputnik convince: Roma valuta l’acquisto

Rezza sposa la strategia inglese: "Seconda iniezione dopo tre mesi, così si protegge più gente". Il vaccino russo vola anche senza l’ok Ema

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Via libera alla strategia inglese e crescente attenzione all’ipotesi vaccino russo Sputnik, per il quale c’è chi nel governo pensa a una ’forzatura’, visto anche la decisione dell’Ungheria e, ieri, dell’Austria di non attendere il via libera dell’agenzia europea Ema e procedere ad acquisire (Ungheria) o valutare se acquistare o produrre (Austria) il vaccino russo. Questi gli ultimi due temi forti, cui si è aggiunta ieri notte la notizia in arrivo dall’America, dove la Fda, la Food and Drug Administration, ha acceso la luce verde al vaccino monodose di Johnson & Johnson.

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Interessante per il piano vaccinale il via alla strategia britannica su AstraZeneca. "Mi pare abbastanza chiaro che la seconda dose di AstraZeneca va data dopo 12 settimane, cosa che ha un doppio vantaggio: da un lato così si alza al massimo la risposta immunitaria nell’individuo, che supera l’81%, dall’altro si possono usare tutte le dosi a disposizione senza doverne tenere una parte di riserva per la seconda somministrazione, allargando cosi la platea che da subito gode di protezione". Così il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, ieri ha confermato che le Regioni possono usare il vaccino AstraZeneca ’all’inglese’: seconda dose dopo 3 mesi. È una svolta perché consente di dare a molti una protezione significativa in attesa che tra tre mesi le dosi di AstraZeneca siano più numerose e il completamento del ciclo vaccinale non sia un problema.

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L’autorizzazione provvisoria all’uso del vaccino di AstraZeneca da parte di Ema e di Aifa prevedeva la somministrazione della seconda dose "in un intervallo compreso tra 28 e 84 giorni dalla prima somministrazione". I nuovi dati, pubblicati in febbraio sulla rivista Lancet, hanno però confermato che l’azzardo degli epidemiologi britannici era giusto e hanno mostrato un’efficacia alta quando la seconda dose viene somministrata nel corso della dodicesima settimana. Di questo se ne sono convinte anche le nostre autorità sanitarie. Aifa, la nostra agenzia del farmaco, in accordo con un parere analogo del Consiglio Superiore di Sanità del 3 febbraio 2021, ha cambiato idea sulla seconda dose, come conferma la circolare del ministero della Salute n. 5079 del 9 febbraio. "L’Aifa – scrive Gianni Rezza nella circolare – rilevando che i dati attualmente disponibili indicano che già dopo 4 settimane dalla prima dose si raggiunge un livello di protezione efficace che si mantiene fino alla 12esima settimana e che, quanto all’effetto della seconda dose, questo appare più consistente quanto più ci si avvicina alla 12esima settimana, raccomanda che la seconda dose dovrebbe essere somministrata idealmente nel corso della 12esima settimana (da 78 a 84 giorni) e comunque a una distanza di almeno 10 settimane (63 giorni) dalla prima dose". Con la circolare del ministero della Sanità del 22 febbraio è stata invece estesa dai 55 al 65 anni l’età massima di somministrazione dell’AstraZeneca.

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Sullo Sputnik V, la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen è stata chiara: "L’acquisizione è possibile con un’autorizzazione di emergenza da parte di uno Stato membro anche senza l’ok di Ema, ma in tal caso la responsabilità del vaccino è in capo allo Stato". Anche per questo le nostre autorità sanitarie sono caute: "Sputnik V – osserva Gianni Rezza – è un vaccino che ha una protezione elevata. Quindi nulla in contrario in via teorica, più vaccini ci sono meglio è. Ma si deve passare attraverso il vaglio dell’Ema". La Russia usa il vaccino come arma geopolitica e quini non avrebbe problemi a fornirlo, come ha fatto con 37 Paesi che lo hanno approvato (dal Brasile all’Argentina, dall’India alla Serbia, a Messico ed Egitto) compresa l’Ungheria (2 milioni di dosi) e, dall’altro ieri San Marino. Ieri anche l’Austria si è mossa in questa direzione. Il presidente russo, Vladimir Putin, e il cancelliere austriaco Sebastian Kurz hanno parlato al telefono "di un possibile invio a Vienna del vaccino russo Sputnik V e di un’eventuale produzione congiunta del siero". Lo ha riferito il Cremlino, precisando che "la chiamata è avvenuta su richiesta di Vienna".