Sub morto in Grecia, l’ombra della barca-pirata

Il corpo del 32enne fiorentino ritrovato a 30 metri di profondità, con ferite alla testa. L’ipotesi: travolto da un motoscafo

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di Olga Mugnaini

Forse travolto da una barca, forse vittima di un malore. In un modo o nell’altro, tradito dal mare e dalla pesca, le sue grandi passioni. Sarà l’autopsia a chiarire il mistero della morte di Jacopo Colombai, 32 anni, fiorentino, deceduto domenica scorsa nelle acque del mar Ionio a Zante. Il corpo è stato trovato a circa 30 metri di profondità.

A far nascere subito i sospetti sono state le ferite alla testa del ragazzo. Che cosa le ha provocate? Era un nuotatore provetto e l’ipotesi di un malore non convince. Ma nessuno ha visto, nessuno lo ha sentito chiedere aiuto. E così, si aspettano ora gli esami autoptici, prima di iniziare la caccia a un’ipotetica barca killer.

Jacopo era appena arrivato in vacanza sull’isola greca cara a Foscolo, in compagnia della fidanzata Annalù e di altre due coppie di amici. Avevano preso in affitto un bell’appartamento a Laganas, sulla sponda meridionale di Zante, e si apprestavano a giorni di mare e divertimento, sole e spensieratezza. Specialmente Jacopo, rappresentante di vini che finalmente si era concesso un po’ di ferie, non vedeva l’ora di tuffarsi e passare ore in acqua, a caccia dei pesci più belli, seguendo la passione che gli aveva trasmesso il nonno.

Così domenica mattina aveva battuto tutti sul tempo. Si era alzato presto e aveva raggiunto una delle spiagge consigliate dagli abitanti dell’isola, Porto Roxa, per nuotare ed esplorare in apnea i fondali. Ma nessuno lo ha più rivisto in vita. Il suo corpo è stato trovato a trenta metri di profondità, con una ferita alla testa, senza altri evidenti segni di contusione.

Che cosa sia successo a un ragazzo così esperto del mare, per ora è un mistero. Ma le autorità greche sono pronte ad aprire un’inchiesta, qualora l’autopsia accerti che la morte di Jacopo non sia dovuta a cause naturali, ma a fattori esterni, come ad esempio un colpo ricevuto da un’imbarcazione.

Per adesso resta lo sgomento e lo strazio della famiglia e degli amici, bloccati sull’isola in attesa di avere almeno una spiegazione a quella terribile disgrazia. "Quando non lo abbiamo visto tornare ci siamo preoccupati – racconta Clara Avenante, una delle ragazze del gruppo a Zante –. E abbiamo iniziato a cercarlo, da una parte all’altra dell’isola. Poi abbiamo visto la macchina parcheggiata vicino alla spiaggia di Porto Roxa e abbiamo dato l’allarme. Ma ci sono volute ore prima che arrivassero i soccorsi e che un sub iniziasse le ricerche. Lo hanno trovato morto, ma chissà, se fossero intervenuti prima..."

La salma del giovane fiorentino è stata portata a Patrasso e una volta conclusa l’autopsia sarà trasferita ad Atene per il rimpatrio. Ma forse ci vorranno giorni.

Per adesso resta il dolore di tutti coloro che lo conoscevano. Prima di passare al commercio del vino, insieme a un amico Jacopo gestiva una discoteca a Firenze. Poi il disastro del Covid, e la decisione di cambiare settore. Non era mai cambiato invece l’amore per la pesca, in mare come in Arno, dove riusciva a catturare pesci siluri di oltre due metri: "Li catturo ma poi li lascio liberi – raccontava –. Sono creature troppo belle per morire".