Mercoledì 24 Aprile 2024

Ddl zan sommerso da mille emendamenti, rinvio a settembre

Il Pd rifiuta la mediazione e le opposizioni vogliono modifiche. Ma prima delle ferie non ci sarà tempo

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di Ettore Maria Colombo

A dare una bella mano alla posizione tetragona del Pd, che si rifiuta di discutere eventuali accordi e modifiche al ddl Zan ci ha pensato il deputato leghista Claudio Borghi. L’alfiere dei ‘no Euro’ ieri ha vergato un tweet di questo tenore: "Perché questi eroi la prossima volta che intervistano un LGBT non gli chiedono se è sieropositivo e se fa profilassi?". Il segretario dem, Enrico Letta, coglie la palla al balzo e, accanto alla valanga di commenti indignati, aggiunge il suo: "Coloro con i quali noi dovremmo negoziare e condividere norme contro la omotransfobia...".

Il botta e risposta arriva, peraltro, poche ore dopo i 672 emendamenti al ddl Zan presentati dalla Lega per ‘sommergere’ l’iter del ddl al Senato, che infatti si blocca. Un gesto che, per il Pd, sarebbe una strategia per far naufragare il testo. Letta intigna: "Nessun negoziato con Salvini. Per noi il testo della Camera rimane il migliore". E così, mentre Borghi viene sbertucciato, oltre che dallo stesso Zan, da molti altri esponenti di sinistra, ma anche da un azzurro liberal e pro-Zan (Elio Vito), il ddl Zan finisce per spiaggiarsi, al Senato, come da programma.

Sono oltre mille, in totale, gli emendamenti presentati, di cui venti dal solo Roberto Calderoli, ‘mago’ dell’ostruzionismo, mentre sono solo quattro quelli di Italia Viva, a firma del capogruppo Davide Faraone e i deputati Giuseppe Cucca e Riccardo Nencini. Forza Italia ne ha presentati 134 mentre quelli di Fratelli d’Italia sono 127. La senatrice Udc, Paola Binetti, da sola chiede un’ottantina di modifiche. Le Autonomie ne propongono quattro. Più difficili i conti delle richieste del gruppo Misto: cinque di Gregorio De Falco; tre di Mattia Crucioli (Alternativa c’è).

Proposte che, per lo più, chiedono la modifica degli articoli 1, 4 e 7, proprio quelli su cui Lega e Italia Viva chiedono una mediazione non al ribasso, ma al rialzo (così dicono entrambi). Ma Massimiliano Romeo, il capogruppo leghista, avverte: "Se si dialoga, ritiriamo gli emendamenti. Se il Pd continuerà a volere lo scontro, affosserà la legge". Il risultato si materializza poche ore dopo. Sullo Zan pende la tagliola della sospensione della discussione generale, presentata da Lega e Fratelli d’Italia, e della richiesta di voto segreto sul passaggio al voto dei singoli articoli. Voto segreto che per il fronte pro-Zan può trasformarsi in un bagno di sangue.

In pratica, però, ieri è andato in scena solo uno stallo, con il sicuro rinvio a settembre, più una ventina di interventi non memorabili. Il Senato è, infatti, chiamato ad approvare la conversione in legge di due decreti in scadenza che hanno la precedenza: il dl Sostegni bis, che scade il 24 luglio, e il dl Semplificazioni, che scade il 30 luglio. Inoltre, sempre prima della pausa estiva vanno licenziati anche il decreto assunzioni nella Pubblica amministrazione e il decreto cybericurezza.

Morale, dello Zan si discuterà quando la campagna per le elezioni amministrative sarà entrata nel vivo. Le malelingue di casa dem – quelle che volevano trovare, invece, e a tutti i costi, una mediazione – dicono che, per Letta, "sarà un’ottima bandiera su cui fare campagna elettorale per sé e il partito".