
Ciro Grillo (a destra) entra nel tribunale di Tempio Pausania con l’avvocato Andrea Vernazza
Nove anni di carcere. Questa la richiesta del procuratore di Tempio Pausania Gregorio Capasso a carico di Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia, Ciro Grillo (figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle) e Vittorio Lauria, accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una studentessa italo-norvegese e di una sua amica nella notte tra il 16 e il 17 luglio 2019 a Porto Cervo. "Non è stato un processo facile, ci siamo impegnati senza farci travolgere dalle emozioni. Tutti questi ragazzi e ragazze sono stati coinvolti in una vicenda più grande di loro", le parole mirate di Capasso durante le otto ore di requisitoria: una ricostruzione dettagliata di quella notte alcolica tra il 16 e il 17 luglio, tra i locali e le seduzioni della Costa Smeralda, fino all’arrivo nella villetta della famiglia Grillo dove sarebbero avvenuti gli abusi.
Due le contestazioni. La prima imputazione (capo A) si riferisce a tre distinti episodi: un primo momento in cui, secondo la pubblica accusa, Corsiglia viene respinto dalla studentessa; un secondo episodio in cui sempre Corsiglia consuma un rapporto con la ragazza, mentre i compagni – sempre secondo l’accusa – guardano e intervengono; infine un terzo rapporto di gruppo filmato in alcuni video (parzialmente opera di Corsiglia, secondo la procura). La seconda imputazione (capo B) porta invece alla luce le fotografie scattate mentre l’altra ragazza dormiva, fatto che coinvolge Grillo, Capitta e Lauria.
Secondo il procuratore capo di Tempio Pausania, gli imputati "meritano la concessione delle attenuanti generiche": "Parliamo di sei ragazzi che allora avevano 19 anni. Due ragazze che hanno subito quel che hanno subito, quattro ragazzi che vivono comunque una situazione drammatica", spiega. Poi tocca alle parti civili. "Il problema di questo processo è che tutto è controvertibile. Quello che non è lo è, è che una persona dormiva", dice l’avvocato Vinicio Nardi, legale della seconda ragazza presente a casa Grillo.
Durissima Giulia Bongiorno, avvocato della presunta vittima italo-norvegese: "La mia assistita è stata sentita in quest’aula con un esame che è durato 35 ore. Le sono state poste 1.675 domande: la commozione l’ha travolta per 18 volte, al punto che è stato necessario interrompere l’udienza. Ma lei ha retto rispondendo sempre in modo coerente. Come mai nessuno ha denunciato per calunnia se mentiva?" E il pensiero torna all’udienza di lunedì: "Tutti concentrati a vedere Ciro in lacrime (ndr, Grillo jr, ora praticante avvocato). Ricordate? Anche la mia assistita era in lacrime". Centomila euro la provvisionale richiesta a favore della ragazza per complessivi 150mila euro di risarcimento danni "da quantificare secondo giustizia" (50mila euro con 20mila di provvisionale la richiesta per l’altra presunta vittima). Secondo Bongiorno, per capire il contesto dei fatti a processo, basta entrare "nelle chat" dei ragazzi, dove le donne sono sistematicamente definite "tr...". Conclusione: a questi "ragazzi non importa" che una ragazza non voglia avere "nessun tipo di rapporti: la sua volontà non viene presa in considerazione, vale zero".
I difensori degli imputati non sono sorpresi dalle conclusioni del pm: "Ci aspettavamo una richiesta di condanna ad una pena molto elevata – sintetizza Gennaro Velle, legale di Corsiglia –. Ma certamente non è finita qui. Abbiamo tutte le frecce nel nostro arco per arrivare, speriamo, a una conclusione positiva del processo". Il 10 luglio parola alle difese.