Stupri, torture e granate nei rifugi A Makariv il crescendo dell’orrore

Scoperti altri crimini delle truppe russe. Kiev crea un archivio digitale: "Quello di Mosca è omicidio di massa"

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di Alessandro Farruggia

I civili come bersagli legittimi. I crimini di guerra come prassi operativa. È stato questo l’atteggiamento di molti reparti delle truppe russe in Ucraina nel primo mese mezzo di invasione. Dopo i massacri di Bucha (dove i morti sarebbero 360, 163 già identificati), Borodianka, Husarivka e Kramatorsk, nuovi massacri sono stati scoperti in due cittadine ad ovest di Kiev (Makariv e Buzova)

Qui, non lontano dal mattatoio di Bucha, le truppe russe hanno usato il pugno di ferro e commesso quelli che sembrano a tutti gli effetti crimini di guerra. A Makariv per giorni ha dominato l’orrore. "In fosse comuni – ha denunciato il sindaco Vadym Tokar – sono stati trovati 132 corpi di persone, in molti casi uccise da colpi di arma da fuoco e poi sepolte. Avevano le mani legate e in almeno due casi si trattava di donne stuprate e poi uccise, una di queste è stata sgozzata. Abbiamo trovato i corpi". Mentre lo dice ai giornalisti che lo hanno raggiunto, Tokar fa il gesto con la mano che gira intorno alla gola. È il sindaco-soldato che prima della guerra era un avvocato, ma ora indossa una divisa militare come se fosse al fronte, tanto che dopo l’occupazione è stato decorato con una medaglia d’onore dal presidente Zelensky. Per il ministero della Difesa ucraino quello di Makariv è "un nuovo, mostruoso crimine di guerra". "Alcuni soldati russi – ha raccontato il sindaco – a un certo punto ci hanno detto di scappare perché sarebbero arrivati quelli più cattivi, gli ‘udmurt’ e i ‘buryat’, le etnia dei soldati dell’estremo oriente russo che si sono accaniti anche su Bucha. Così è stato".

E non c’è solo Makariv. Tra i villaggi di Myla e Mriia nel distretto di Kyiv-Sviatoshynskyi sull’autostrada per Zhytomyr, poco sotto Bucha, una dozzina di auto sono state attaccate e distrutte dai russi: almeno una cinquantina le vittime. Una fossa comune con civili è stata poi trovata poco lontano, a Buzova. Lo ha detto il capo della comunità di Dmitrov, Taras Didych. "Questa – ha spiegato – è la rotta Kyiv-Zhytomyr, soprattutto vicino al villaggio di Myla una dozzina di auto con tante persone a bordo sono state fatte segno di colpi d’arma da fuoco dai blindati e chi era a bordo è stato ucciso". Efferate le brutalità commesse anche nel villaggio di Husarivka, scoperte nei giorni scorsi, dove i russi avevano allestito una camera di tortura: "Le persone sono state bruciate vive. Sono stati trovati corpi mutilati di civili, compreso un bambino, rinvenuti in una casa privata. Su un cadavere sono stati trovati lividi, le mani erano legate dietro la schiena e aveva una ferita da proiettile nel petto".

Tra i bersagli dei soldati di Mosca anche giornalisti e registi. Come lo scrittore, volontario e membro dell’Unione nazionale dei giornalisti ucraini, il 78enne Yevhen Bal che il 18 marzo è stato sequestrato nella sua casa a Melekino, vicino a Mariupol. Rilasciato dopo tre giorni, è morto per le percosse subite. Kiev ha messo al lavoro 150 agenti che operano in 37 gruppi operativi e cercano di catalogare e documentare ogni massacro. Che per volere del ministro degli Esteri Kuleba sta finendo in un grande archivio accessibile anche online. Un archivio che ha numeri impressionanti: già 1.563 morti, tra cui 167 bimbi, 4.820 crimini di guerra, 6.800 edifici distrutti, 439.420 civili deportati, di cui oltre 91mila bambini.

"Le prove raccolte delle atrocità commesse dall’esercito russo in Ucraina – scrive su Twitter Kuleba – garantirà che questi criminali di guerra non sfuggano alla giustizia". L’archivio si divide in diverse sezioni: c’è quella dedicata alle vittime, alle torture e agli ostaggi, quella sulla distruzione di numerosi beni culturali, anche una pagina con il racconto dettagliato sugli stupri delle donne, alcune attraverso la loro stessa testimonianza. "Le violentano di notte e di giorno, davanti ai figli, molto spesso dopo aver ucciso i mariti", si legge sul sito. Che si chiude con una promessa: "Sì, sarà fatta giustizia. L’Ucraina non si arrenderà finché tutti i colpevoli di questi crimini di guerra non saranno puniti".