Segrate, stuprata nell'ascensore di casa. "Lo imploravo di non farmi male"

Il racconto choc della donna: "Otto minuti di terrore". Arrestato un 31enne incastrato da un’impronta

I carabinieri del Reparto scientifico hanno eseguito i rilievi nell’ascensore

I carabinieri del Reparto scientifico hanno eseguito i rilievi nell’ascensore

L’utilitaria imbocca la rampa del parcheggio sotterraneo. Undici secondi dopo, la telecamera inquadra un uomo che si infila nell’area box approfittando del cancello aperto. Le due amiche, che hanno trascorso insieme la serata come ogni lunedì, si salutano al piano -2; la passeggera scende e si incammina verso l’ascensore per raggiungere l’appartamento al quarto piano. Ed è in quel momento che la sagoma appare dal nulla: il violentatore blocca le porte, entra e colpisce la donna alla tempia dicendole "Stai zitta, ti ammazzo".

Le ordina di consegnargli tutti i soldi che ha con sé (35 euro) e lo smartphone, poi abusa di lei più volte. Sono tredici minuti interminabili, dalle 23.57 alle 0.10: Chiara (nome di fantasia) cerca con tutte le sue forze di tenere a distanza l’aggressore. "L’ho implorato più e più volte di non farmi del male – metterà a verbale la quarantenne nell’audizione protetta –. Le porte dell’ascensore si sono quindi richiuse e l’ascensore è salito, credo al quarto piano, ove dopo qualche istante le porte si sono richiuse. Io ero pietrificata dalla paura, temevo che potesse uccidermi".

Dopo la violenza, l’uomo spinge il tasto 0 per tornare al piano terra: "Si è messo di nuovo sulla porta bloccandola e ha preteso che gli comunicassi il codice di sblocco del telefono, che gli ripetevo più volte durante le quali mi minacciava che non avrei dovuto dire nulla, facendomi credere che mi conoscesse in quanto aveva parlato di me con la signora della portineria, salvo poi riferirsi a un portinaio". A poco meno di un mese da quell’agguato brutale, andato in scena il 21 dicembre scorso in un complesso residenziale di Segrate, a due passi dall’aeroporto di Linate, i carabinieri della Compagnia di San Donato Milanese, guidati dal capitano Luca Ciravegna, hanno preso il presunto stupratore: il trentunenne libico Hamza Sara (negli archivi delle forze dell’ordine è censito pure con l’alias di Ayoub Garrad, ventisettenne marocchino) è stato bloccato lunedì sera, in esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto firmato dall’aggiunto Maria Letizia Mannella e dal pm Rosaria Stagnaro; irregolare in Italia e con precedenti specifici per reati contro la persona, aveva già ricevuto diversi ordini di allontanamento, l’ultimo datato 8 settembre 2021.

La denuncia della donna, che ha fornito un identikit dettagliato dell’aggressore, ha fatto subito scattare l’inchiesta. L’analisi delle immagini registrate dal circuito di videosorveglianza dello stabile e dagli occhi elettronici installati lungo la strada è stata decisiva per ricostruire il percorso compiuto dal libico sia all’andata che al ritorno, compreso il breve tragitto in treno di 103 secondi tra le stazioni di Pioltello e Segrate. Al resto ci ha pensato il sopralluogo degli specialisti della Sezione investigazioni scientifiche del Nucleo investigativo di Milano, che hanno isolato la traccia lasciata dal palmo della mano sinistra dello stupratore sullo stipite esterno dell’ascensore e trovato la corrispondenza in 26 punti con quella di Hamza Sara alias Ayoub Garrad. A quel punto, i carabinieri hanno recuperato il profilo genetico del sospettato nel carcere di Vigevano, dov’è stato detenuto in passato, e l’hanno trasmesso alla banca dati nazionale del Dna. L’11 gennaio è arrivato l’esito della comparazione con il materiale biologico ritrovato sugli indumenti della vittima, che ha inchiodato senza ombra di dubbio il nordafricano. "La particolare crudeltà dell’aggressione e della violenza sessuale, consumata con estrema freddezza e rapidità dall’indagato – hanno annotato gli inquirenti nel provvedimento di fermo – dimostrano una personalità pericolosa e priva di qualsiasi controllo", .