Venerdì 19 Aprile 2024

Studio sui vaccini: meno polmoniti, più raffreddori

Sono troppo pochi gli anticorpi neutralizzanti anti-Spike rilevati nella saliva delle persone immunizzate col vaccino mRna di PfizerBioNTech. A segnalare il gap è un gruppo di ricercatori italiani dell’università dell’Insubria di Varese e dell’Asst Sette Laghi che, in uno studio pubblicato nei giorni scorsi, mostra come lo scudo vaccinale provochi "una forte risposta immunitaria sistemica che aumenta drasticamente lo sviluppo di anticorpi neutralizzanti nel sangue, ma non nella saliva". L’indagine ha coinvolto 60 operatori sanitari dell’ospedale lombardo e i risultati sono stati illustrati in un articolo pubblicato su EBioMedicine, rivista scientifica del gruppo britannico Lancet. Lo studio dimostra che dopo il completamento del primo ciclo vaccinale con le due dosi tutti i soggetti immunizzati presentano anticorpi neutralizzanti anti-Spike nel sangue ma non nella saliva, nella quale sviluppano anticorpi neutralizzanti solo gli individui precedentemente esposti all’infezione naturale e le cui mucose orali sono state a contatto con gli antigeni virali.

Questi dati spiegano, almeno in parte, perché la vaccinazione a mRna sia efficace e protettiva contro la malattia severa, ma meno performante nel bloccare l’infezione e quindi la circolazione del virus tra i soggetti vaccinati, che contraggono raffreddore e febbre. Lo studio è stato coordinato dal punto di vista clinico da Lorenzo Azzi, ricercatore odontoiatra e patologo orale, e da Daniela Dalla Gasperina, ricercatrice in malattie infettive e attualmente coordinatrice delle attività cliniche dell’Hub Covid dell’Ospedale di Circolo di Varese. Il disegno sperimentale dello studio è stato condotto e coordinato dalla professoressa Greta Forlani, direttrice del Laboratorio di Patologia generale e immunologia ’Giovanna Tosi’.

Lorenzo Crespi