Firenze, 18 maggio 2022 - Le sue ultime parole furono affidate ad un biglietto: "Vado a Siena", scrisse alla sorella che gestiva un ostello nel centro di Firenze. E da quel 3 settembre del 1990, nessuno ebbe più notizie di lei. Probabilmente, nella città del Palio, Evi Anna Rauter, 19 anni, altoatesina di Lana - provincia di Bolzano - non ci arrivò mai. Il suo corpo, il giorno dopo la sua partenza da Firenze, era attaccato a un albero in una pineta al confine tra la Francia e la Spagna. Anche se nessuno, allora, collegò la scomparsa dallo studentato al cadavere della "ragazza appesa". Oggi sì. Trentadue anni dopo. Fondamentale è stato l’interessamento al caso di "Ungelost", il ’Chi l’ha visto?’ di "Austria Tv" e degli spagnoli di "Crims". In un colpo solo, sono stati risolti due misteri: quello della scomparsa di Evi, e quello della "ragazza appesa" a Portbou, in Costa Brava. La stessa persona, appunto. I genitori e la sorella di Evi, hanno riconosciuto gli indumenti, le scarpe e l’orologio che erano addosso alla giovane che penzolava nella pineta. Ma il riconoscimento non scioglie il giallo. Anzi. Ad alimentare i dubbi, c’è l’assenza del dna, all’epoca non prelevato alla salma. La Guardia Civil, oggi, ha avviato le procedure per poter identificare scientificamente la ragazza. Per ora ci sono solo impronte e fotografie post mortem. E le conclusioni dell’anatomopatologo, che, come la polizia locale, già allora non era convinto che si trattasse di un suicidio. Il corpo della ragazza di Portbou - dell’apparente età di circa 25 anni - era infatti rivolto con il viso verso il fusto dell’albero, ad un’altezza di quaranta centimetri dal suolo. Inoltre, il cappio della corda che la strozzò, pareva annodato da una mano “professionale“. Ancora: sui piedi, scalzi, della donna, durante l’autopsia non vennero ...
© Riproduzione riservata