"Maria Luisa stroncata dalla peritonite? No, l'hanno uccisa"

Varese, morte dell’ex dottoressa di 88 anni: si riapre il caso. Il figlio si era opposto all’archiviazione, ieri il sopralluogo nella casa

Il sopralluogo nella  casa a Sesto Calende

Il sopralluogo nella casa a Sesto Calende

Com’è morta Maria Luisa Ruggerone, 88 anni, ex primario di terapia intensiva e rianimazione e capo del Centro veleni dell’ospedale di Niguarda? Stroncata da una peritonite acuta, secondo la perizia medico legale. Uccisa con violenza bestiale, forse durante una rapina, come sostiene, tenacemente, il figlio.

Lo scorso 14 luglio il gip di Busto Arsizio, Luisa Bovitutti, che aveva accolto l’opposizione del figlio all’archiviazione chiesta dalla procura, ha disposto nuovi accertamenti con la formula dell’incidente probatorio: un secondo esame autoptico (effettuato il 27 ottobre) e il sopralluogo avvenuto ieri nell’abitazione della donna, una villetta di Sesto Calende, alla località Cocquo.

E’ agghiacciante la scena che si presenta davanti a Maurizio Fantoni quando entra in casa della madre. Maria Luisa, Titti per la famiglia e gli amici, non risponde al telefono. Preoccupato, l’uomo accorre a Sesto Calende. Sono le 23.30 del 14 luglio dello scorso anno. Le luci del giardino e del salotto sono spente. Fantoni si presenta in compagnia di una vicina che ha le chiavi. Il corpo della madre, seminudo, su un divano, dove è rimasta impressa una grande chiazza rossa. Indossa solo il reggiseno. I polsi e le mani hanno un intenso colore bluastro. L’addome appare molto gonfio. Una poltrona sporca e spostata. A terra e sui tavolini un numero incredibile (sono trentasei) di fazzolettini e brandelli di giornale impregnati di sangue. La radio è accesa. Sangue nel soggiorno, in cucina, in bagno. Soprattutto in bagno, una enorme chiazza a terra, tracce sul coperchio e sull’asse del WC, nel bidet, sul bordo della vasca e sull’anta dell’armadietto, dal quale è stata prelevata una confezione di guanti di plastica, lasciata sulla vasca.

L’autopsia, eseguita il 17 luglio di un anno fa all’ospedale di Gallarate, stabilisce che l’anziana è morta per ’peritonite stercoracea’, una peritonite acuta che ha causato una grave emorragia interna, una choc settico e di lì il decesso. Morte per cause naturali.

Il 26 settembre la procura di Busto Arsizio chiede l’archiviazione. Maurizio Fantoni si oppone. Troppi particolari non lo persuadono. L’emorragia è stata esterna, e non interna. E allora, si sono subito chiesti Fantoni e il padre medico, come è stata eseguita l’ispezione sul cadavere? Il vestito estivo da casa, strappato, è finito sotto una panca. La borsetta che Maria Luisa teneva nella camera degli ospiti è sparita con tutto il contenuto, il portafoglio, le carte di credito, le chiavi dell’appartamento di Milano e quelle dell’auto. In un punto la recinzione è stata schiacciata, come se qualcuno si fosse introdotto nel giardino passando di lì.

Una possibile ricostruzione. Sorpresa dai suoi aggressori in giardino o sulla porta di casa, Maria Luisa Ruggerone ingaggia con loro una lotta disperata, scalcia (la passatoia all’ingresso viene trovata capovolta) e continua a dibattersi all’interno, come testimonierebbero la veste lacerata e le sedie spostate. Viene immobilizzata e la presa lascia i segni bluastri su mani e polsi. Esplode una brutalità disumana. Forse gli assassini impiegano un bastone. L’epilogo è orribile.

Maurizio Fantoni e i suoi legali affidano una consulenza al medico legale Rita Celli. "La causa della morte – scrive nella sua relazione – era chiara anche prima dell’autopsia e delle indagini effettuate dal dott. Moretti e non può che essere ricondotta alle gravissime lesioni e al copioso sanguinamento con successivo choc emorragico e defaillance cardiaca e ipovolemia". "La lesività descritta nel corso degli accertamenti fin qui effettuati non si accorda con una morte da causa naturali". La nuova autopsia potrebbe avere escluso la peritonite come causa della morte.

Niente è cambiato nella casa dell’orrore. E’ stato il figlio a volerlo. Maurizio Fantoni ci è entrato con i suoi consulenti, il medico legale Rita Celli e il biologo forense Pasquale Linarello, e gli avvocati Massimiliano Cattaneo e Andrea Belotti; con loro Luca Tajana, il medico legale perito del gip, e i carabinieri di Varese, Gallarate, Sesto Calende. Iniziato alle 14,30, il sopralluogo si è protratto per circa due ore, con una sosta prolungata in bagno, in uno scenario da mattanza. Rita Celli ha ricomposto con alcuni spilli il vestito che Maria Luisa Ruggerone indossava nel suo ultimo giorno.