Giovedì 18 Aprile 2024

Stritolato dal tornio: ancora sangue in fabbrica

L’incidente a Busto Arsizio, la vittima è un operaio di 49 anni. La moglie in lacrime: "Continuava a dire che in reparto erano troppo pochi"

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di Valentina Rigano

BUSTO ARSIZIO (Varese)

La macchina che si ’ribella’ all’uomo, lo trafigge e lo uccide. È accaduto a Busto Arsizio (Varese), all’interno degli stabilimenti Bandera, un’azienda di costruzioni meccaniche dove ha perso la vita Christian Martinelli, 49enne di Sesto Calende, padre di due bambine di 7 e 8 anni e marito di Sara, che lo ha pianto davanti ai cancelli chiusi, prima di riuscire a parlare con colleghi e titolari. Meno di 48 prima, nello stesso identico modo, era morta Luana D’Orazio, mamma di Prato: qualunque sia la spiegazione a queste tragedie, non sarà mai abbastanza per restituire una vita spezzata.

"Mio marito era un gran lavoratore – racconta fra le lacrime, sotto choc, la moglie Sara –. Adorava viaggiare, guidare la sua motocicletta e trascorrere le giornate con la famiglia e gli amici. Amava la vita...". Ieri mattina intorno alle 9.40, il suo grido di dolore ha spezzato i colleghi, che hanno dato l’allarme. Mentre lavorava su una alesatrice, Christian è stato trascinato negli ingranaggi per un braccio, su fino alla schiena. La macchina dei soccorsi è mossa subito, ma era già troppo tardi. Quando automedica ed elisoccorso sono arrivati, Martinelli ha avuto un arresto cardiaco e, una volta volato a Legnano in ospedale, il suo cuore ha ceduto. Sua moglie, avvisata dal capoturno attorno alle 10 dell’incidente di Christian, che gli aveva lacerato il fianco, si è precipitata al pronto soccorso, ma non ha potuto neppure salutarlo.

Sconvolta ma determinata a capire, a fissare negli occhi chi ha condiviso gli ultimi attimi di vita con il suo Christian, accompagnata dalla suocera è andata sul luogo della tragedia. "Si lamentava che fossero in pochi, forse non assumevano", ha raccontato ai giornalisti visibilmente provata, "della sicurezza non si è mai lamentato". Poi Sara ha aggiunto: "I turni erano lunghi, ma per lui non era alla fine una cosa negativa, perché era appassionato del suo lavoro". La donna ha atteso che i cancelli che suo marito ha varcato per vent’anni si aprissero, e ha incontrato i suoi colleghi e i titolari dell’azienda.

Ora è chiusa nel suo dolore, alla ricerca delle parole giuste per spiegare alle sue figlie cosa è accaduto al loro papà. La Procura di Busto Arsizio ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, nelle prossime ore potrebbero già esserci i primi indagati, e sequestrato il macchinario che ha provocato la morte di Martinelli, così pure l’autopsia.

Oggi la Bandera resterà chiusa per lutto, mentre a partire dalle 12 di domani le rappresentanze sindacali hanno annunciato una mobilitazione. Come ha spiegato Rino Carlo Pezone, della segreteria Fiom-Cgil di Varese, scioperi e manifestazioni dovranno servire a "sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che in subordine al protocollo Covid, per quanto importante, la sicurezza sul lavoro mancava ieri, manca oggi e mancherà domani". I sindacati, già ieri pomeriggio, hanno avuto un incontro con alcuni colleghi di Christian, "poi incontreremo chi ha lavorato in passato proprio su quella macchina", ha aggiunto il sindacalista.