Stretta del Vaticano contro i No Vax "Non volete il siero? Vi licenziamo"

La Santa Sede: non è una punizione per chi rifiuta la protezione, tutelare la salute

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ROMA

Benedetti vaccini. C’è chi pagherebbe per ricevere le due dosi senza aspettare. Non un sogno universale, però. Anche il Vaticano, ad esempio, ha i suoi potenziali No Vax. Non si spiega altrimenti il decreto del cardinale Giuseppe Bertello nel quale il presidente della Pontificia Commissione Città del Vaticano mette in guardia chi pensasse di evitare le punture Pfizer-BioNTech. Il Vaticano, primo Stato candidato a vaccinare l’intera popolazione di riferimento (7mila persone inclusi i familiari dei dipendenti, a fronte di 453 residenti) ha deciso di affrontare la questione nel modo più stringente.

Nella premessa che l’indisponibilità alla profilassi possa costituire "un rischio per gli altri", il lavoratore pontificio che "senza comprovate ragioni di salute" rifiutasse di sottoporsi alla campagna vaccinale potrebbe subire persino il licenziamento. Non un provvedimento di Papa Francesco, ma la ferrea applicazione di norme approvate nel 2011 da Benedetto XVI. La normativa stabilisce che "il rifiuto di sottoporsi agli accertamenti preventivi o periodici previsti e agli accertamenti sanitari d’ufficio, nonché la rinuncia alla prosecuzione dell’accertamento già iniziato, comportano per i dipendenti conseguenze che possono giungere fino alla interruzione del rapporto di lavoro".

Eventuali eccezioni sanitarie sono naturalmente contemplate e possono tuttavia comportare il demansionamento finalizzato alla conservazione dello stipendio. La normativa vigente affida alla Gendarmeria Vaticana l’irrogazione di sanzioni (da 25 a 1.500 euro) per le violazioni dei protocolli di sicurezza.

g. ros.