Stragi naziste e risarcimenti, Berlino contro Roma

La Germania porta il nostro Paese alla Corte Internazionale di Giustizia: "Abbiamo compensato le ingiustizie e continuano le richieste dall’Italia"

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Adesso basta, l’Italia si fermi. La Germania porta in tribunale il nostro Paese, “stufa“ delle troppe cause intentate da parte delle vittime dei crimini nazisti, o dei loro eredi, per ottenere dei risarcimenti. La questione si trascina da anni ed è combattuta in punta di diritto, poiché alla base della contesa c’è una diversa interpretazione delle varie corti, in Italia, in Germania e pure all’Aia, in cui si trova la Corte internazionale di Giustizia dell’Onu (ICJ). Che poi è dove Berlino ha depositato l’esposto.

Una premessa. La Germania sostiene di aver già compensato le ingiustizie della Seconda guerra mondiale in ampi trattati di pace e di risarcimento con i Paesi interessati, pagando miliardi di euro dopo la sconfitta del regime nazista nel 1945. Nel 1953 l’Italia recepisce l’articolo 94 dello Statuto Onu, nel punto in cui nega la possibilità d’intentare azioni risarcitorie contro uno Stato. Ma nel 2008 la Cassazione stabilisce che la Germania deve pagare circa 1 milione di euro alle famiglie di nove persone vittime dell’eccidio di Civitella, in Toscana, nel 1944. Da quel momento in poi, iniziano a fioccare procedimenti simili. Berlino contesta la validità delle sentenze e l’Aia, nel 2012, gli dà ragione. Nel nuovo ricorso, depositato venerdì, la Germania ricorda che, il 3 febbraio 2012, l’ICJ ha pronunciato la sentenza che ha appunto negato la competenza del giudice italiano per le cause di risarcimento in nome dell’immunità degli Stati dalla giurisdizione civile.

Per Berlino, "nonostante la sentenza i tribunali italiani dal 2012 hanno accolto un numero significativo di nuove richieste contro la Germania, in violazione dell’immunità". C’è un perché però. Nel 2014, infatti, la Corte Costituzionale ha stabilito che il principio dell’immunità degli Stati dalla giurisdizione civile degli altri Stati non si applica per i crimini di guerra e contro l’umanità: i diritti fondamentali della persona prevarrebbero "anche sulle norme internazionali recepite dal nostro ordinamento". La Germania sostiene ora che quella sentenza, "adottata in violazione consapevole del diritto internazionale e del dovere dell’Italia di conformarsi a una sentenza del principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, ha avuto conseguenze di ampia portata" e aggiunge che da allora "almeno 25 nuove cause sono state intentate davanti ai tribunali italiani".

E qui si arriva all’aspetto pratico. Per soddisfare le richieste, in due casi i tribunali italiani hanno disposto il sequestro a Roma di proprietà dello Stato tedesco. L’esposto alla corte Onu è stato dunque presentato in vista di una sentenza, prevista per il 25 maggio, in cui si vuole forzare la vendita degli edifici, alcuni dei quali ospitano istituzioni culturali, archeologiche, storiche ed educative tedesche. Non solo. Berlino chiede la garanzia che le proprietà tedesche indicate nel ricorso "non siano sottoposte a un’asta pubblica in attesa di una sentenza della Corte nel merito" e che "non vengano prese ulteriori misure di vincolo da parte dei tribunali italiani nei confronti dei suoi beni".