
Gianfranco Corso aveva 50 anni e faceva l’operaio: è morto ieri una settimana dopo essere caduto in un pozzo nero a nove metri di profondità, nel santuario Madonna di San Polo a Lonato del Garda, Brescia. Nell’incidente era finito nel pozzo anche un collega che ancora combatte in ospedale tra la vita e la morte.
Cinquecento chilometri più a sud, nelle stesse ore in cui si spegneva Gianfranco Corso, un altro operaio (A. C.) perdeva la vita schiacciato da una parete crollata durante lavori di ristrutturazione. Aveva 54 anni e una famiglia che lo aspettava a Napoli. Stava lavorando in uno stabile dell’Agenzia di edilizia pubblica.
Nella stessa mattina, oltre l’appennino, ad Ancona, moriva Andrea Monti, titolare di una piccola ditta: era salito su un tetto per un sopralluogo ed è precipitato da un lucernario per 10 metri. Aveva 53 anni.
Ogni giorno, dicono le statistiche, in Italia mediamente tre persone muoiono mentre lavorano. Nel 2022 l’Inail ha conteggiato 1.090 morti. L’anno prima erano 1.221, contando però anche i decessi per Covid. Quasi settecentomila i lavoratori che hanno denunciato lo scorso anno un infortunio. Fra loro moltissimi hanno visto la loro vita radicalmente cambiata. Hanno sfiorato la morte, come ieri pomeriggio a Rivoli (Torino) dove tre operai sono stati estratti dalle macerie di un edificio crollato all’improvviso e sono finiti in ospedale.
Le statistiche, i numeri. I nomi di una Spoon River infinita e inaccettabile. Anche ieri, abbiamo visto i ’soliti’ tre morti. Come a dire che sul fronte del lavoro è stata una giornata ordinaria, nella media, come se fossimo in una guerra e dovessimo giocoforza conteggiare a ogni tramonto i soldati caduti nelle trincee. Ma lavorare non è una guerra. La cronaca, prima ancora che la fredda statistica, ci sbatte in faccia il fallimento di un Paese che non sa proteggere chi esce di casa per andare a lavorare. Uno Stato che non riesce a garantire alle famiglie di rivedere alla sera la persona cara solo perché era in un cantiere, in una fabbrica, in un campo. Peggio che inaccettabile. Se lavorare uccide, muore il principio fondamento della nostra democrazia. L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. Non è scritto "sul lavoro finché non ci uccide".
Davide Nitrosi