Piazza Fontana, la strage. "Ma dopo 45 anni si può ancora cercare la verità"

Piazza Fontana? Dipende da Brescia. Milano ha chiuso da poco anche l’ultimo rivolo di indagini sulla strage di 45 anni fa nella Banca nazionale dell’Agricoltura. L’avvocato Sinicato: «Servono nuove indagini» di Mario Consani

La strage di Piazza Fontana

La strage di Piazza Fontana

Sono passati 45 anni. Il 12 dicembre ’69 una terribile esplosione alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana provocò la morte di 17 persone e il ferimento di altre 88. Con quella sanguinosa strage nazifascista ebbe inizio la strategia della tensione. Per ricordare quei morti innocenti a Palazzo Marino domani dalle ore 14 alle 16 è in programma un Consiglio comunale straordinario, con gli interventi dei sindaci delle città colpite dalle trame nere (Milano, Bologna e Brescia), del presidente dell’Associazione familiari vittime di Piazza Fontana, Carlo Arnoldi e Carlo Smuraglia presidente nazionale dell’ANPI. Alle 16,37 la cerimonia della posa delle corone in piazza Fontana. Alle 17,20 da piazza della Scala partirà il corteo che confluirà in piazza Fontana per i discorsi conclusivi. Questa mattina, intanto, alle 10 al Tg2 Focus ne parlano il giudice Guido Salvini e l’avvocato Federico Sinicato. Sabato 13 al Teatro Studio Melato, ore 11, racconta Storie di Piazza Fontana l’attrice Lella Costa. Lunedì 15 alle 21, al centro sociale Leoncavallo, Andrea Decortes del circolo anarchico Ponte della Ghisolfa parla della strage con Maurizio Landini.

Milano, 11 dicembre 2014 - Piazza Fontana? Dipende da Brescia. Milano ha chiuso da poco anche l’ultimo rivolo di indagini sulla strage di 45 anni fa nella Banca nazionale dell’Agricoltura. A Brescia, invece, il capitolo giudiziario sulla bomba in piazza della Loggia nel ’74 è ancora aperto. Nel 2015 si celebrerà il nuovo processo d’appello-bis, dopo che la Cassazione ha annulllato le assoluzioni di due dei neonazisti imputati. Uno è Carlo Maria Maggi, medico veneziano, all’epoca capo di Ordine nuovo del Veneto. Maggi (come i suoi camerati Delfo Zorzi e Giancarlo Ropgnoni) è già stato processato e assolto definitivamente per Piazza Fontana. Ma se dal nuovo processo bresciano arrivasse una condanna...

L'avvocato Federico Sinicato

Avvocato Federico Sinicato, storico legale di parte civile per i familiari delle vittime, che c’entra Brescia con Piazza Fontana? «A differenza di quanto avvenuto per l’ultimo processo sulla strage di Milano, per Brescia la Cassazione ha ritenuto che andassero rivalutate le prove nei confronti di Maggi. E se dal nuovo dibattimento dovesse uscire un verdetto di colpevolezza, questo avrebbe un valore “morale” anche per la vicenda milanese».

Può essere un po’ più chiaro? «Maggi ovviamente non può più essere processato per la bomba del 12 dicembre ’69. Però i giudici scrissero che la strage nella Banca fu realmente opera dei veneti di Ordine nuovo, anche non c’erano prove sulle singole responsabilità personali. Se per l’azione di Brescia, opera dello stesso gruppo, le prove venissero ritenute sufficienti...»

Dieci anni fa per Piazza Fontana i giudici non credettero alle parole del “pentito” nero Carlo Digilio, principale accusatore di Maggi e Zorzi (quest’ultimo assolto definitivamente anche per Piazza Loggia). «Infatti. Ma di recente, a proposito del processo bresciano, la Cassazione, annullando le due assoluzioni, ha mostrato invece di restituire a Digilio una certa credibilità. Se il nuovo processo d’appello dovesse confermare quella credibilità, sarebbe poi difficile sostenere che il pentito era attendibile quando parlava di Brescia e non quando raccontava di Milano...»

Ma anche fosse, Digilio è morto, Maggi è anziano, malato e non più processabile per Piazza Fontana. «È vero. Però se le responsabilità di Maggi venissero affermate “moralmente” anche per la strage di Milano, forse la procura potrebbe tornare a indagare sul 12 dicembre».

È quello che lei aveva chiesto e ottenuto già un paio d’anni fa. Ma poi la procura chiese di archiviare anche quest’ultimo fascicolo e pochi mesi fa il gip Fabrizio D’Arcangelo ha accolto quell’istanza. «Ma un’eventuale condanna a Brescia del dottor Maggi potrebbe spingere la procura milanese a riaprire quel fascicolo. Noi abbiamo chiesto approfondimenti sul ruolo di altri neonazisti del gruppo veneto guidato da Maggi, personaggi che finora non sono mai finiti sotto processo. Forse siamo ancora in tempo».

mario.consani@ilgiorno.net