Venerdì 13 Giugno 2025
PAOLO DI GRAZIA
Cronaca

Strage di Viareggio. Arriva la sesta sentenza. Cinque anni all’ex ad Ferrovie

Nell’appello ter niente sconti di pena e condanne confermate per i 12 imputati . Gli avvocati di Moretti hanno già detto che faranno ricorso in Cassazione. I parenti delle vittime al processo: avete bruciato vive 32 persone, verdetto giusto.

Una parente di una delle vittime mostra la foto del familiare scomparso all’ex ad di Fs e Rfi, Mauro Moretti, nel tribunale di Firenze

Una parente di una delle vittime mostra la foto del familiare scomparso all’ex ad di Fs e Rfi, Mauro Moretti, nel tribunale di Firenze

Scuro in volto, passo veloce. L’ingegner Mauro Moretti lascia in questo modo il Palazzo di Giustizia di Firenze. Contro di lui si levano scherni e offese: "Hai bruciato vive 32 persone!". Quelle 32 persone sono le vittime della strage di Viareggio del 29 giugno 2009 morte in conseguenza del deragliamento di un treno che trasportava gpl. Dopo quasi 16 anni è arrivata ieri un’altra sentenza di Tribunale, la sesta della serie, il così detto Appello Ter. I giudici fiorentini hanno confermato in toto le condanne per tutti i 12 imputati, a iniziare dai top manager delle Ferrovie dello Stato dell’epoca: Mauro Moretti, che era l’amministratore delegato della holding Fs (5 anni di reclusione), Michele Elia, ex Ad di Rfi (4 anni e 2 mesi), Mario Castaldo, ex amministratore divisione Cargo Trenitalia (4 anni). Per nessuno di loro, i giudici dell’Appello Ter hanno applicato uno sconto di pena legato all’applicazione delle attenuanti generiche.

Tutte confermate quindi le responsabilità dei vertici delle Ferrovie italiane e delle altre società straniere coinvolte in quello che resta una delle più gravi sciagure avvenute in Italia: 32 morti, decine di feriti gravi che ancora portano i segni delle ustioni, un quartiere devastato da un colossale incendio accaduto il 29 giugno 2009.

Ma la vicenda processuale – per quanto ormai cristallizzata nella sostanza e nella definizione delle responsabilità – non finisce qui. L’avvocato Ambra Giovene che tutela gli interessi di Moretti, ha già annunciato che farà ricorso nuovamente in Cassazione. "Siamo delusi e amareggiati. L’annullamento della Cassazione – spiega il legale – aveva censurato la sentenza di rinvio del 2022 chiedendo una nuova provincia. Oggi la Corte ha confermato quella stessa sentenza che è stata cassata. C’è da chiedersi a cosa serve difendersi. Per quanto ci riguarda il processo si poteva anche chiudere qui oggi (ieri per chi legge), ma così non sarà. È evidente che faremo ricorso in Cassazione. Ma non lo abbiamo voluto noi, lo hanno voluto i giudici".

Soddisfazione è stata invece espressa dal Procuratore generale Salvatore Giannino, il pubblico ministero che fin dall’inizio ha condotto l’inchiesta e seguito poi tutte le fasi del processo: "La sentenza di oggi – ha commentato – dimostra che la precedente sentenza già aveva ben motivato le condanne". Vale la pena infatti ricordare che l’udienza di ieri non entrava nel merito delle responsabilità, ma solo su un possibile ricalcolo delle pene inflitte. E questo perché la Cassazione nel rimandare gli atti in Appello, aveva chiarito che le condanne di tutti gli imputati devono considerarsi come un dato acquisito. Tanto che uno dei 13 imputati, Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia, sta già scontando la sua pena a 4 anni e 2 mesi: una parte in carcere, l’altra con la misura alternativa della messa in prova.

Daniela Rombi perse in quel terribile incendio la figlia Emanuela di 21 anni. Fin dall’inizio, insieme ad altri familiari delle vittime, si batte per avere verità e giustizia per quei 32 morti. La giornata di ieri è stata vissuta come una sorta di liberazione: "Oggi siamo contenti, soddisfatti. Speravamo tanto in un esito del genere". Che di fatto certifica che la tragedia di Viareggio non fu determinata da una casualità né per un singolo errore umano: fu l’effetto di una serie di responsabilità attribuibili ai top manager delle società coinvolte. Per questo all’uscita dal tribunale qualcuno ha sventolato in faccia a Moretti la gigantografia dei propri cari. L’ingegnere non ha né risposto né commentato e impassibile ha lasciato il palazzo di giustizia. Scuro in volto e a passo svelto.