Mercoledì 24 Aprile 2024

Strage di Stresa Ci vuole calma per la verità

Gabriele

Canè

Se qualcuno ha le idee chiare, alzi la mano. Oddio, fino a ieri le avevamo tutti chiarissime: la funivia del Mottarone è precipitata uccidendo 14 persone e ferendo (a vita) un bambino, per colpa di tre signori già assicurati alla giustizia (con tanto di confessioni) e per il rischio che se la dessero a gambe. L’inchiesta della pm non lasciava dubbi. Errore: per la gip nessuno deve stare in carcere, nessuno vuole fuggire, due probabilmente c’entrano poco (del tipo: "potevano non sapere") e uno, il capo tecnico, in effetti delle responsabilità ne ha, ma è sufficiente che stia in prigione nel suo salotto. Intendiamoci: la Giustizia funziona così, con vari gradi e passaggi proprio per moltiplicare le verifiche e rimediare agli eventuali errori. Guardare per credere alla vicenda del sindaco di Lodi, prima criminale a furor di giudici e di popolo, poi innocente. È normale quindi che chi esamina gli atti (il gip) non sia d’accordo con chi li ha elaborati (il pm). Ed è anche evidente che in questo caso tutti noi, siamo sinceri, avremmo voluto i colpevoli già rinchiusi in una cella buia per il resto dei loro giorni. Ma se l’emozione chiedeva di esigere subito e comunque lo scalpo degli indagati, non è corretto indignarsi per una decisione contraria. La percezione di fretta, di confusione, di contraddittorietà, pur nella correttezza della procedure, questa però ce la vorranno concedere. Se non altro perché il dentro e fuori si è consumato in pochi giorni. Allora, non meravigliamoci se dal sondaggio pubblicato ieri dal nostro giornale emerge che il 60% chiede alla magistratura più efficienza, e il 40% teme di essere accusato ingiustamente. Due indicazioni che valgono a maggior ragione per una tragedia come quella del Mottarone. Che non può essere chiusa ad uso dei talk show per placare l’audience e la sete di giustizia. E che deve portare in cella i colpevoli. Quelli giusti, al momento giusto.