Martedì 16 Aprile 2024

Strage dei Georgofili Il mistero della Falange Armata I pm verificano nuove piste

Il dossier che ha svelato il nome della donna dell’autobomba affidato a due magistrati. Sotto la lente il ruolo dell’organizzazione che rivendicò anche altri attentati sanguinari.

di Pietro Mecarozzi

e Stefano Brogioni

Il giorno successivo all’esplosione di via dei Georgofili, mentre Firenze e l’Italia piangevano le prime cinque vittime di una strategia mafiosa di attacco allo Stato, all’Ansa di Cagliari giunse una telefonata: "Qui parla il gruppo Falange Armata – 17 novembre. Rivendichiamo l’attentato a Firenze, con 70 chili di semtex, un esplosivo". Tempo dopo, com’è noto, si scoprirà che nell’autobomba vestita da Fiorino, deflagrata alle 1.04 del 27 maggio 1993, il semtex c’era davvero. E quei 70 kg rappresenterebbero l’integrazione rispetto a quello caricato da Cosa nostra sul Fiorino. Tesi, quella della carica aggiuntiva in aiuto alla mafia, a cui è recentemente giunta la commissione parlamentare d’inchiesta. Il semtex lo maneggiano esclusivamente i militari. E sul suo fornitore ancora non si trova risposta. In questa zona d’ombra, s’inseriscono le ultime indagini che puntano a una più ampia verità storica su quegli anni.

Tra queste ombre è rimasta annidata per anni pure la Falange Armata. Un’entità misteriosa impastata di eversione e servizi deviati, rivendicatrice di altri attentati, ora al centro del dossier che il pool composto dall’ex presidente del tribunale di Ancona Giovanni Spinosa, il consulente Giorgio Mezzetti e il presidente associazione vittime Falange Armata, Stefano Mormile (fratello di Umberto, educatore carcerario ucciso nel 1990) ha consegnato al procuratore capo di Milano, Marcello Viola. Due pm sono ora al lavoro su quelle pagine fitte di elementi, collegamenti, nomi. Uno, soprattutto: quello di Rose-Ann Scrocco, l’americana arrestata dai Ros ad Amsterdam nel 2006 con un curriculum da bombarola anarchica e da sequestratrice. Ha due condanne a 30 anni inflite per il rapimento di Mirella Silocchi (1989) e l’omicidio, l’anno successivo, dell’orefice di Pescara Antonio Lo Feudo (1990).

Nel dossier una serie di elementi collocano Scrocco, all’epoca 31enne, hostess, a Firenze nella notte dell’attentato ai Georgofili e la identificano nella donna che vide, con altri uomini e un borsone pesante, il portiere Vincenzo Barreca in via de’ Bardi, anche tramite un’analisi dei tratti somatici. Una presenza femminile negli attentati era stata preannunciata sempre da una rivendicazione targata Falange Armata. Alle 11.20 del 25 maggio: 11 giorni dopo l’attentato a Costanzo, e 37 ore prima di ciò che vedrà il portiere di via dei Bardi.