Strade vecchie e pericolose Crolla il ponte, tragedia sfiorata

Cede un pilastro e si apre una voragine a Monteverdi Marittimo (Pisa). Ora servirà un anno di lavori. Il presidente della Provincia: struttura degli anni Cinquanta, abbiamo bisogno di soldi per i monitoraggi

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di Ilenia Pistolesi

(Pisa)

Correva l’anno 2020 quando il ponte di Albiano sul fiume Magra, in provincia di Massa Carrara, si accartocciò su se stesso. E ancora, ieri, in Toscana ne è collassato un altro. Un ponte ‘sano’, almeno apparentemente, almeno per quel che risultava dalle carte. Infrastrutture che si sgretolano in un momento mettendo a rischio la vita dei cittadini.

Questa volta, d’un colpo, è crollato il ponte lungo la strada provinciale 329 che congiunge il borgo di Canneto al suo capoluogo, Monteverdi Marittimo, avamposto a sud della Provincia di Pisa. L’infrastruttura è collassata su se stessa intorno alle 20.30 di giovedì. Ed è stato un mezzo miracolo che nessuno sia rimasto direttamente coinvolto. A quell’ora, in quel luogo, la circolazione è generalmente scarsa. Nonostante il buio, poco dopo, è stato un dipendente comunale a lanciare l’allarme, ritrovandosi di fronte all’incredibile strapiombo e rendersi conto del pericolo: è corso ad avvisare il sindaco, e si è messa in moto la macchina dell’intervento.

Non vi erano avvisaglie di crolli o cedimenti, tanto che la Provincia di Pisa, ente competente per la manutenzione, aveva classificato l’infrastruttura "in classe media di pericolosità".

Il ponte, ricostruito negli anni ‘50 dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, dovrà essere rifatto e serviranno almeno due milioni di euro per rimetterlo in funzione. Secondo un primo sopralluogo, a cedere è stato un pilastro. Il sindaco Francesco Govi, parla di "una tragedia sfiorata. Fortunatamente non ci sono state persone e mezzi coinvolti nel crollo". Ma il punto non è questo. Perché inevitabilmente questo ultimo crollo riporta alla memoria i cedimenti improvvisi, ma spesso prevedibili, di tante altre strutture.

Dal Morandi di Genova, con i suoi 43 morti, il 14 agosto del 2018, ricostruito in due anni su progetto di Renzo Piano, al ponte di Albiano Magra, nel comune di Aulla (Massa Carrara). Era l’8 aprile 2020. In quel caso rimasero ferite due persone e oggi ci sono quattro imputati (un funzionario dell’Anas e tre della Provincia) accusati di disastro colposo e lesioni personali colpose. Secondo i magistrati, la manutenzione non era stata eseguita a dovere e le condizioni di sicurezza della struttura non erano state valutate con la dovuta attenzione. Ma l’elenco è molto più lungo: dalla Sicilia al Molise, dal Piemonte alla Lombardia, quindi ancora in Liguria e nel Lazio, pericolosi cedimenti si sono registrati in decine di altri casi.

Ora il presidente della Provincia di Pisa chiama in causa direttamente il governo, anche se le responsabilità su quello che è accaduto sono ancora tutte da valutare. "Questo episodio - dice - sottolinea l’estrema esigenza di ripensare a livello governativo e nazionale una riforma" che consenta di intervenire con piàù efficacia. "Basti pensare - ha attaccato - che la sola Provincia di Pisa deve far fronte alla manutenzione di 300 ponti disseminati su un territorio molto vasto". Gli enti locali affermano di non avere né le risorse né gli uominui per far fronte a un lavoro spesso immane. "Ma la questione sicurezza - denunciano le associazioni dei consumatori - non può mai essere sottovalutata".