Stop dei 5 stelle "No al rimpasto" Governo nel caos

Quattro ministri in discussione. Maretta sul Mes. Recovery: via a una cabina di regia con sei manager

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di Elena G. Polidori

Chi parla di rimpasto di governo "è fuori dalla realtà, nessun ministro 5 Stelle è sacrificabile". È il capo politico del M5s, Vito Crimi, a spegnere in modo quasi brutale, nella tarda sera di ieri, la discussione intorno a un tema che in Parlamento, nonostante la pandemia, tiene decisamente banco. Il suo perentorio "no", tuttavia, non cancella lo scenario. Di una maggioranza spaccata sul Mes (i grillini si sono impuntati ancora) e che ha fatto finire in un nulla di fatto un vertice sul tema col ministro Gualtieri. "Ma come si fa a rifiutare i miliardi del Mes?", si chiedeva ieri, al termine del vertice, il renziano Marattin. Eppure.

Una maggioranza, dunque, che naviga a vista. E che avrebbe forse bisogno di quel ‘tagliando’ a cui tutti pensano, ma che nessuno dice. Anzi, nega. Anche Matteo Renzi, chiamato direttamente in causa da alcuni retroscena, ci ha tenuto, ieri, a smentire di persona ogni coinvolgimento in un’eventuale "crisi pilotata" dal Palazzo: "È uno stancante chiacchiericcio di fondo – ha commentato – vedrete che anche stavolta finiranno con il seguire la nostra agenda". Eppure, il tema c’è, vista la litigiosità. Mentre sale l’insoddisfazione verso Conte, sia da M5s che dal Pd. Si chiede, sottotraccia, il rinnovo della squadra di Palazzo Chigi, perché presto (si spera) ci saranno da gestire le risorse del Recovery Fund (ieri sera un vertice anche su questo ha partorito una cabina di regia Palazzo Chigi, Mise e Mef con sei manager per la gestione operativa) e una partita così delicata non può essere affidata, si sostiene, a chi non ha dato i risultati sperati.

Nel mirino ci sono quattro ministre. Ad aprire le danze sarebbe la ministra per l’Innovazione, Paola Pisano, su cui il M5s avrebbe già trovato un accordo con il Pd per candidarla come sindaca di Torino al posto di Chiara Appendino. Al suo posto potrebbe tornare Marianna Madia (Pd). La seconda a saltare potrebbe essere Nunzia Catalfo, una ministra del Lavoro, che non miete consenso neppure nel suo partito: nessuno dei suoi protesterebbe se al suo posto fosse nominata l’attuale sottosegretaria Francesca Puglisi (Pd). Chi, invece, viene blindato dai 5 Stelle è Lucia Azzolina, ministra dell’Istruzione, così come al momento sembra improbabile che il ministero delle Infrastrutture, oggi a guida di Paola De Micheli, possa finire in mano 5 stelle (il nome è Stefano Buffagni). Un quadro che, tuttavia, potrebbe comporsi a emergenza superata. O, forse, solo a legge di Bilancio approvata.