Mercoledì 24 Aprile 2024

Stop all’aborto, l’ira degli americani Lacrimogeni contro i manifestanti

Proteste in tutti gli Stati, cresce la rabbia. Si teme per gli altri diritti civili: vogliono cancellare le nozze gay

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di Giampaolo Pioli

Ma davvero i cinque giudici ultra conservatori della Corte Suprema, più il loro dubbioso presidente John Roberts che avrebbe preferito frenare sul pronunciamento, pensavano che cancellare 50 anni di diritti costituzionali per le donne avrebbe lasciato gli Stati Uniti tranquilli? Soprattutto dopo lo scampato golpe elettorale del 6 gennaio 2021, orchestrato dai sostenitori di Donald Trump per rimanere al potere? Smantellato il diritto costituzionale all’aborto, il giorno dopo le piazze in America si sono riempite in un attimo come per il Vietnam, come per l’uccisione di Floyd. Dal Nord al Sud del Paese. Abbinando lo scontento sull’interruzione di gravidanza alle programmate marce per l’orgoglio gay sarà molto facile capire che gli Stati Uniti non stanno con i giudici della Corte Suprema che con questa decisione è scivolata al punto più basso dei sondaggi: solo il 18% degli americani considera i suoi giudici apolitici e imparziali.

Contro la sentenza le proteste sono andate in scena a Washington, New York, Seattle e in altre città americane. Per la maggior parte manifestazioni pacifiche, non sono mancati momenti di tensione, quando la polizia ha sparato i lacrimogeni contro i dimostranti a Phoenix che, secondo gli agenti, stavano tentando un assalto al Senato dell’Arizona. "Marce ogni giorno", era stata la promessa delle organizzazioni che difendono i diritti riproduttivi delle donne – Planned Parenthood, Bans Off Our Bodies e Women’s March – e finora così è stato. Davanti al massimo tribunale, a Washington, l’afflusso di gente non si è fermato per 48 ore. Dopo una breve apparizione dei pro-life, la piazza a pochi passi da Capitol Hill è quasi interamente occupata da attivisti per l’aborto venuti da tutto il Paese, giornalisti e turisti ignari del terremoto che sta sconvolgendo gli Stati Uniti. Il principale ponte della capitale americana, Frederick Douglass Memorial Bridge, è stato chiuso per diverse ore dopo che un attivista, Guido Reichstadter, si era arrampicato e aveva srotolato un striscione verde, il colore simbolo del diritto all’aborto.

A New York in queste ore è prevista un’altra grande manifestazione alla quale ha annunciato la sua partecipazione la stella dell’ala più a sinistra dei democratici, Alexandria Ocasio-Cortez. Subito dopo la sentenza la deputata era andata davanti alla Corte Suprema, invitando gli americani a scendere nelle strade e accusando i giudici di aver compiuto "un’ingiustizia". Cortei sono attesi anche a Los Angeles, Seattle, Austin, Miami, Atlanta.

Paura ieri durante una manifestazione a Cedar Rapids, in Iowa, quando un pick-up guidato da un uomo di circa 60 anni si sarebbe lanciato contro la folla. Una donna è stata ricoverata in ospedale, ma non ci sono stati altri feriti. I video postati sui social media mostrano la macchina che procede contro i manifestanti, soprattutto donne, tra le urla terrorizzate di chi stava partecipando alla dimostrazione. Alcune corrono dietro al pick-up nel tentativo di fermarlo. Secondo testimoni, la protesta, alla quale hanno partecipato circa 400 persone, si stava svolgendo in modo pacifico prima dell’incidente. La polizia ha sminuito il fatto, parlando di una banale lite tra i manifestanti e dell’autista che non si è fermato al semaforo.

La difesa del diritto federale all’aborto di questi giorni si mischia al timore che la sentenza contro la ’Roe v. Wade’ possa aprire la porta ad altre retromarce: in pericolo ora protrebbero essere la contraccezione, il matrimonio omosessuale e quello interraziale. Da almeno 10 anni gli aborti in America dove sono gratuiti, legalizzati e protetti da una legge federale, hanno registrato un calo del 20% . Le Planned Parethood Clinic offrono infatti non solo assistenza alle donne durante il trattamento ma anche informazioni sanitarie e contraccettive che aiutano soprattutto le persone meno abbienti e meno acculturate del paese. Non è un caso se fino ad ora il 61% degli aborti praticati riguarda donne di colore e ispaniche. Sono loro a popolare le zone di povertà dove abusi, violenze sessuali anche domestiche vengono denunciate con meno frequenza.