Gas russo, da oggi è fermo il gasdotto NordStream 1: cosa sta succedendo

Dieci giorni di blocco "per manutenzione". Ma si teme uno stop totale. Nei piani di emergenza tedeschi anche semafori spenti di notte

La manutezione del gasdotto

La manutezione del gasdotto

Berlino, 11 luglio 2022 - La battaglia del gas entra nella sua fase più calda. Da oggi la Russia chiude i rubinetti del Nord Stream 1, il gasdotto più importante dell’Ue, dal quale dipendono gli approviggionamenti dei principali Paesi, a partire da Germania e Francia. Il timore delle cancellerie del Vecchio Continente è che questo possa essere solo il primo passo per uno stop totale. L’allarme è alto anche in Italia. Per ora non siamo passati alla fase due del piano di emergenza, che prevede razionamenti e interruzioni per alcune tipologie di contratti. Non è escluso che, in caso di stop prolungato, il Comitato per la gestione della crisi possa essere costretto a prendere contromisure. Del resto il livello degli stoccaggi, nel nostro Paese, è ancora al di sotto del 65%. Se non si arriva all’80-85% entro ottobre, il rischio di avere forniture a singhiozzo è molto alto.

Perché la Russia chiude i rubinetti

Lo stop del gasdotto Nord-Stream 1 durerà almeno una decina di giorni. Il motivo? "Normali lavori di manutenzione annuale", spiegano da Mosca. Ma in Europa i dubbi sono più che legittimi, soprattutto per il timing della decisione, quando cioè i Paesi europei stanno facendo di tutto per riempire i magazzini e assicurarsi le forniture in vista del prossimo inverno. Proprio per evitare che la Russia utilizzi l’alibi delle sanzioni per giustificare lo stop delle forniture il governo canadese ha deciso di rimandare in Germania una turbina necessaria per il funzionamento del Nord Stream 1. L’invio del macchinario era stato inizialmente bloccato a causa delle sanzioni dei paesi occidentali contro la Russia. In riparazione presso uno stabilimento Siemens a Montreal, la turbina avrebbe dovuto essere inviata in Russia, ma ciò non era possibile.

Le conseguenze: il nodo degli stoccaggi

La Ue, che riceve circa il 40% del suo gas attraverso i gasdotti russi, sta cercando di ridurre rapidamente la sua dipendenza dagli idrocarburi russi in risposta all’invasione ucraina. Per una volta tanto l’Italia è messa meglio rispetto ai cugini della Germania, dove un eventuale interruzione delle forniture bloccherebbe interi segmenti produttivi facendo piombare il Paese nell’incubo della grande recessione.

Le paure della Germania

A Berlino il blocco delle forniture, infatti, non solo fermerebbe gran parte dell’apparato produttivo (la Germania è dipendente per il 65% dal gas russo) ma l’impennata dei prezzi avrebbe conseguenze pesanti anche per i cittadini e i loro impianti di riscaldamento, nonostante le misure di sostegno già decise dal governo di Berlino. Così molti land corrono ai ripari e in molti posti si studiano perfino "isole di calore", palestre riscaldate per chi potrà permettersi di pagare il gas. Fra le misure anche lo stop dell’illuminazione degli edifici pubblici, e lo spegnimento dei semafori di notte.