Venerdì 19 Aprile 2024

Stop ai mutandoni per le soldatesse La Svizzera cambia la biancheria

Svolta per le reclute rosa: l’esercito non costringerà più le donne a indossare l’intimo da uomo. La ministra: "Così altre ragazze intraprenderanno la carriera militare". L’obiettivo: 10% di ingressi femminili

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di Alessandro Belardetti

La Svizzera va a caccia di nuove soldatesse, che ora rappresentano sono l’1% dell’esercito. E così propone alle nuove donne reclute di indossare... biancheria intima femminile. Sembra assurdo, ma con il sistema attuale, l’uniforme standard rilasciata alle reclute militari include solo biancheria intima maschile: ovvero mutandoni di taglie forti, che alle donne risultano davvero scomodi. E, ora, arriverà anche il reggiseno. Il portavoce dell’esercito, Kaj-Gunnar Sievert, ha spiegato che l’abbigliamento e altri articoli forniti dai militari stanno diventando obsoleti. Il processo di rinnovamento, che inizierà ad aprile, fornirà due diversi set di biancheria intima femminile per i mesi più caldi e più freddi. L’obiettivo dei vertici della Difesa è di aumentare la platea di militari rosa fino al 10 per cento del totale entro il 2030.

Marianne Binder, membro del Consiglio nazionale svizzero, sostiene che offrire alle donne biancheria intima più adatta incoraggerebbe più persone a fare domanda per unirsi ai militari: "L’abbigliamento è progettato per gli uomini, ma se l’esercito vuole davvero diventare più femminile, sono necessarie misure appropriate". Il portavoce dell’esercito ha proseguito: "La vecchia generazione di uniformi non era abbastanza orientata alle esigenze specifiche delle donne". Per questo sono stati rivisti al femminile anche gli altri capi di abbigliamento e accessori, inclusi indumenti da combattimento, zaini e giubbotti protettivi. Donne e uomini nelle forze armate svizzere hanno gli stessi compiti dal 2004. In altri Paesi Ue la presenza femminile tra le file dell’esercito è molto più ampia rispetto a quella svizzera: in Italia è al 6,3%, in Austria al 3,6%, in Svezia al 18%, in Francia al 15%, in Germania e Norvegia al 12%.

Una soldatessa svizzera ha sottolineato che la biancheria intima "fa la differenza se devi strisciare sul terreno con 27 chili di peso sulle spalle o sederti tranquillamente su una sedia da ufficio". La ministra della Difesa, Viola Amherd, ha accolto favorevolmente la novità, dicendo che la "fornitura doveva essere resa compatibile a entrambi i sessi".

L’esercito svizzero non è, ovviamente, l’unico ad avere qualche discrepanza tra uomini e donne, essendo anche queste ultime in numero molto inferiore tra i militari. Proprio all’inizio del mese di marzo, il corpo dei marines americani ha risolto il problema dell’indennità esclusiva alle reclute uomini per la sostituzione della biancheria intima. Fino all’introduzione di questa regola per la parità dei sessi nell’esercito – è citato nel report del Government Accountability office che ha dato il via alla svolta –, alcune reclute donne avevano speso fino a 8mila dollari per il cambio dei vestiti durante la carriera militare, anche per via del costo più alto degli abbigliamenti femminili. Questa differenza negli ambienti delle divise era definita come "tassa rosa". Dall’anno fiscale 2022 le donne riceveranno, tra le altre, un’indennità per la manutenzione delle scarpe di 17 dollari all’anno. Una piccola conquista, per compiere altri passi verso la giustizia di genere.