Giovedì 18 Aprile 2024

Stimolazione cerebrale contro le abbuffate di cibo, ecco come funziona

Una piccola ricerca dà risultati incoraggianti: la neurostimolazione spegne la fame incontrollata nei soggetti affetti da binge eating

Europei in sovrappeso

Europei in sovrappeso

Roma, 6 settembre 2022 - La stimolazione cerebrale potrebbe arrivare là dove diete e psicoterapia non arrivano. La rivista Nature Medicine dà conto di uno studio preliminare condotto su pazienti affetti da alimentazione incontrollata che dimostra come l'applicazione di un dispositivo di neurostimolazione del cervello può ridurre gli attacchi di fame e contribuire alla perdita di peso. 

Parliamo del fenomeno del binge eating, disturbo alimentare caratterizzato da frequenti episodi di abbuffate, a cui non fanno seguito meccanismi compensatori per espellere cibo (come invece avviene nel caso della bulimia). Nei pazienti che ne sono affetti, anomali impulsi elettrici impediscono il senso di sazietà. Non ci si ferma, nemmeno a stomaco pieno.

La ricerca condotta da Stanford University e Università della Pennsylvania è di piccole dimensioni: due pazienti a cui è stato diagnosticato il disturbo da alimentazione incontrollata sono stati sottoposti a stimolazione cerebrale profonda. 

In cosa consiste? Si tratta di una tecnica già usata per gravi forme di epilessia e che si avvale di un dispositivo di stimolazione impiantato sotto i capelli. L'attività elettrica del cervello che si scatena con il desiderio compulsivo di cibo, il cosiddetto craving, attiva quel dispositivo che è in grado di stimolare una regione cerebrale nucleus accumbens, responsabile del segnale di 'stop' al cibo. Il dispositivo sarebbe in grado di valutare l'attività elettrica specifica associata alle abbuffate e 'accendersi' di conseguenza. 

I primi risultati della sperimentazione sono stati positivi: dopo sei mesi dall'applicazione, i due volontari hanno riferito ridotto di circa l'80% gli episodi di abbuffate incontrollate e perso peso (rispettivamente circa 5 e 8 kg). La ricerca sostenuta National Institutes of Health (Nih) è solo un primo passo che apre però la strada a studi più vasti. 

"Questo è stato un primo studio di fattibilità in cui stavamo principalmente valutando la sicurezza, ma certamente i benefici clinici che questi pazienti ci hanno riferito sono davvero impressionanti ed entusiasmanti", ha affermato in una nota il coordinatore dello studio Casey Halpern.

Negli Stati Uniti il binge eating è il disturbo alimentare più comune e colpisce fino al 3% degli adulti. l disturbo da alimentazione incontrollata.