Giovedì 25 Aprile 2024

"Stiamo facendo scorte Serve un Figliuolo del gas"

Bollino, economista della Luiss, spiega il boom di rifornimenti dalla Russia. E avverte: "Potrebbe non bastare, il governo metta il Paese in sicurezza"

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di Antonio Del Prete

"Servirebbe un Figliuolo dell’energia perché le scorte di gas che stiamo mettendo da parte in queste settimane potrebbero non bastare". È la proposta di Carlo Andrea Bollino, economista della Luiss.

Professore, a maggio le esportazioni di gas russo verso l’Italia hanno registrato un brusco incremento. Non dovevamo limitare gli affari con Mosca?

"Evidentemente, i nostri stoccaggi sono praticamente vuoti. Quindi qualcuno ha pensato che la priorità fosse mettere in sicurezza il Paese".

La minaccia di Putin di chiudere i rubinetti influisce su questa dinamica?

"È probabile che stiamo cercando di acquistare la maggiore quantità possibile di gas prima che sia troppo tardi. Abbiamo già visto quali sono i rischi".

A cosa si riferisce?

"Nel gennaio 2006 Putin chiuse i tubi che portano il gas in Ucraina perché Kiev non pagava. La crisi ci coinvolse: quei gasdotti, infatti, servono pure l’Italia. Nel governo avevano le mani nei capelli, il ministro dell’Industria in 48 ore approntò un piano per riaprire le centrali a carbone. Poi l’Ucraina pagò e l’emergenza si risolse in una settimana".

Era il caso di iniziare a diversificare le fonti di energia già allora.

"Non vorrei citare me stesso, ma nel 2007 proposi di costruire nuovi rigassificatori. Il Giappone, terza potenza industriale del pianeta, funziona al 100% con gas liquefatto".

Non l’hanno ascoltata e oggi dipendiamo per il 40% del nostro fabbisogno da Putin, con cui però siamo ai ferri corti. Non dovremmo limitare gli acquisti da Mosca?

"Il gas va stoccato nella stagione calda per essere utilizzato d’inverno. Perciò se non ci muoviamo ora a gennaio resteremo a secco e l’industria si fermerà".

Stiamo facendo abbastanza per evitarlo?

"Generalmente l’Italia si comporta così: nei vari periodi dell’anno compra la medesima quantità di gas, e stocca sotto terra l’eccedenza che non viene usata d’estate per poterla avere a disposizione d’inverno. In tempi normali il meccanismo funziona, oggi rischia di incepparsi".

Perché?

"Ora i prezzi sono molto alti. Questa è un’anomalia perché gli operatori dovrebbero comprare a 100 un prodotto che tra sei mesi, quando magari la guerra sarà finita, potrebbero dover vendere a 20. Io, se fossi nei loro panni, non lo farei. È la dimostrazione che in una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo il mercato non funziona per mettere in sicurezza il Paese. E lo dico da liberista".

Come se ne esce allora?

"Servirebbe un Figliuolo dell’energia, un commissario che coordinandosi con Eni e Snam metta l’Italia al riparo dai rischi what ever it takes".

La Commissione europea ha proposto l’embargo al petrolio russo, ma già alcuni Paesi si smarcano. Si andrà fino in fondo?

"Certo, ma rispettando i tempi tedeschi. Quando la Germania avrà trovato una soluzione per fare a meno degli idrocarburi russi, scatteranno le sanzioni".

Intanto, le imprese fanno già i conti con il caro-energia.

"È un altro problema a cui dovrebbe trovare una soluzione il governo. Come nel 1918, quando, durante la Grande guerra, incaricò la Banca d’Italia di acquistare tutta la produzione dell’industria della seta per evitare che morisse; i bachi furono messi in magazzino per essere rivenduti in tempi migliori a ottime condizioni".

E oggi come potrebbe intervenire il governo?

"Rinunciando al bonus dei 200 euro investendo quelle risorse per riportare i prezzi dell’energia a livelli di normalità".

Ci sarebbero poi quei paletti che impediscono alle trivelle di pescare gas nel nostro mare.

"Di fronte alla burocrazia mi viene da sorridere. Se si vuole, si spazza via in una notte. Servirebbe un Figliuolo anche per questo".